Ultime da Venere

Mega ciao!

Ieri è cominciato il corso base di astronomia online! Siamo veramente soddisfatti: abbiamo 28 iscritti con età che vanno dai 7 ai 60 anni. Siamo felici anche perchè, nonostante la situazione, il corso online ci ha permesso di espanderci oltre regione, con iscritti da Como e dalla provincia di Modena.

Oggi non continuerò la storia iniziata qualche post fa, perchè voglio mostrarvi la foto del giorno. Qui sotto potete vedere l’immagine di Venere ripresa dalla sonda Bepi Colombo durante il flyby. Bepi Colombo è una missione molto interessante che ha come obiettivo l’esplorazione di Mercurio. Per arrivare sul pianeta però ha bisogno dell’assistenza gravitazionale di Venere, quindi stamattina ci è passata molto vicino. Vista l’importantissima notizia uscita qualche settimana fa sulla presenza di fosfina nelle nuvole venusiane, gli scienziati hanno deciso di attivare lo spettrografo della sonda. In questo modo il passaggio ravvicinato viene utilizzato per ottenere dati importanti, che potrebbero confermare la presenza della fosfina nelle nuvole di Venere. Vi ricordo che questa molecola può essere prodotta in due modi: tramite processi geologici, cioè dalle eruzioni vulcaniche, oppure tramite processi biologici, cioè da forme di vita. La quantità di fosfina trovata con i radiotelescopi è troppo elevata per poter essere spiegata dall’attività vulcanica, quindi si pensa che potrebbero esserci colonie di microrganismi che vivono nelle nubi di Venere. Il futuro potrebbe riservare grandi scoperte astrobiologiche.

Continuate a seguirmi perchè vi terrò aggiornati sugli sviluppi di questa ricerca 😉

A presto!

Sara

Venere ripresa dalla sonda Bepi Colombo (Image credits: ESA)

Un viaggio spaziale Vol. 3

Mega ciao!

I nostri coloni hanno completato la costruzione della base Gagarin su Marte. La serra ha cominciato a funzionare a pieno regime e i botanici stanno coltivando come se non ci fosse un domani. Nel laboratorio gli astrobiologi stanno analizzando i campioni di terreno marziano alla ricerca di forme di vita, mentre nella sala controllo gli astronomi stanno manovrando il telescopio dell’osservatorio per sondare i misteri dell’universo. Tutto funziona a meraviglia ed è arrivato il momento per Gae pilotare il lander verso la Firestorm, per ricongiungersi con il resto dell’equipaggio.

Indossata la tutona spaziale, Gae esce nella bellissima desolazione della notte marziana e, alzati gli occhi al cielo, ammira per l’ultima volta le due piccole lune. Phobos e Deimos si sono formati in modo diverso rispetto alla nostra Luna. Un tempo erano degli asteroidi, che sono stati catturati dal campo gravitazionale del pianeta rosso. La loro superficie è cosparsa da una miriade di crateri. Una cosa divertente è che se andaste a visitare Phobos e decideste di spiccare un piccolo salto atterrereste ad un chilometro di distanza. Attenzione quindi a non darvi una spinta troppo forte, perchè vi ritrovereste a fluttuare nello spazio senza poter più tornare indietro. Insomma, morireste malissimo!

3, 2, 1…decollo! Gae parte e riporta il lander alla Firestorm. Dopo una tranquilla notte di riposo, la comandante ordina a Gae di mettere la navicella spaziale in rotta verso Giove. Non sarà un viaggio semplicissimo: tra Marte e il pianeta gigante del Sistema Solare c’è la grande fascia di asteroidi.

Gli asteroidi sono dei sassi spaziali di dimensione variabile tra qualche centimetro e qualche centinaio di chilometri. Orbitano attorno al Sole seguendo orbite ellittiche. Il problema è che possono essere deviati dalle loro traiettorie a causa dell’attrazione gravitazionale dei pianeti. In questo caso possono entrare in collisione tra loro e schiantarsi sparando nello spazio molti detriti. Questi possono mettersi in rotta di collisione con la Firebolt e provocare danni catastrofici. Essere colpiti da sassi spaziali non è mai una bella cosa, come hanno avuto modo di provare i dinosauri.

Il viaggio prosegue tranquillo e un bel giorno la comandante invita tutti a guardare fuori dall’oblò: la Firestorm sta passando vicino a Vesta, l’asteroide più brillante. Vesta è stato scoperto nel 1807 e ha un diametro di 525 km. E’ stato mappato dal telescopio spaziale Hubble, con cui è stato osservato un cratere talmente profondo che ha scoperto lo strato del mantello dell’asteroide. La visione del cratere è mozzafiato! L’equipaggio osserva la superficie di Vesta allontanarsi e farsi sempre più indefinita, quando all’improvviso scatta la sirena d’allarme. Cosa sarà successo?

Lo scopriremo nella prossima puntata.

A presto!

Sara

Phobos (Image credits: NASA)
Deimos (Image credits: NASA)
Vesta (Image credits: NASA)

Un viaggio spaziale

Mega ciao!

Pronti per tornare a bordo della Firestorm?

Avevamo lasciato i nostri eroi, meno i due terrapiattisti morti male, in orbita attorno a Venere. La comandante Sara aveva ordinato delle missioni speciali.

Gianluca, il genio dei computer, doveva cercare di hackerare il sistema del lander rubato dai due terrapiattisti e riportarlo alla navicella madre. Purtroppo la missione è riuscita solo a metà: Gianluca è riuscito ad entrare nel sistema e a far decollare il lander, ma questo è esploso mentre stava per uscire dall’atmosfera di Venere in quanto il suo scudo termico è stato danneggiato dalle piogge acide.

Frasca, l’astrobiologa della missione, è riuscita a raccogliere un sacco di dati e ha confermato la presenza della fosfina in atmosfera di Venere. Ha trovato i microrganismi? Non ancora! Ha raccolto talmente tanti dati che serviranno anni per analizzarli tutti. Fortunatamente non è da sola. Ilaria la sta aiutando con un altro compito molto importante: capire la reale stratificazione dell’atmosfera di Venere. Questo è fondamentale per capire dove si potrebbero nascondere le colonie di microrganismi.

Il resto della ciurma ha usato le ultime settimane per fare osservazioni al telescopio, andando a sondare stelle, nebulose e galassie. Le scoperte non tarderanno ad arrivare. Soddisfatta dell’impegno dimostrato dal suo equipaggio, la comandante ordina a Gaetano, il suo braccio destro nonchè pilota della missione, di fare rotta verso Marte. Dopo qualche mese di viaggio i nostri eroi arrivano al pianeta rosso e, a malincuore, devono salutare 20 membri dell’equipaggio. Loro saranno infatti i primi esseri umani a colonizzare Marte. Una volta scesi sul pianeta, il loro obiettivo è di installare gli habitat in uno dei canali orizzontali scavati dalla lava dei vulcani e di costruire una cupola che possa ospitare un telescopio di 3 metri di diametro. Lo specchio, la struttura e tutti i sistemi di ottica adattiva sono stati inviati mesi prima con tre missioni senza equipaggio. Basta solo “ammartare” abbastanza vicini e unire i pezzi, come quando si costruisce la Morte Nera di lego. 3, 2, 1…distacco. I 20 prescelti cominciano la loro discesa verso il pianeta rosso, entrano in atmosfera e Gaetano li porta sani e salvi vicinissimi alle zone di ammartaggio delle sonde di rifornimento.

Il mitico Gae resterà su Marte il tempo necessario per assicurarsi che l’habitat sia stato montato correttamente e che non ci siano malfunzionamenti. Poi riporterà il lander alla Firestorm e riprenderà il viaggio con il resto della ciurma.

Perchè l’habitat deve essere costruito sotto terra? Marte non ha molta atmosfera e non ha un campo magnetico come quello della Terra. Infatti non è dotato di una dinamo interna che possa creare un campo magnetico globale, ma presenta comunque delle tracce di campi magnetici locali. Atmosfera e campo magnetico sono essenziali per proteggere il suolo dalle radiazioni provenienti dal Sole e dallo spazio. Su Marte questo non è possibile, quindi gli habitat devono essere costruiti nei canali orizzontali scavati dalla lava dei vulcani. Tranquilli, i nostri coloni non corrono il rischio di morire bruciati. L’attività vulcanica si è spenta da un bel pezzo!

Tra i 20 prescelti troviamo Paolo, l’esperto di telescopi che sarà il direttore dell’osservatorio “Kip S. Thorne” su Marte. Ovviamente per poter osservare il cielo, la struttura sorgerà sulla superficie marziana. I 20 cercheranno di costruirla il più velocemente possibile, in modo da limitare l’esposizione alle radiazioni. Una volta ultimati i lavori, come faranno a fare osservazione se non si può restare per lungo tempo in superficie? Semplicissimo: comanderanno il telecopio da remoto. Nell’habitat ci sarà una bellissima sala controllo, da cui gli astronomi dell’equipaggio potranno aprire la cupola, puntare il telescopio e fare fotometria e spettroscopia degli oggetti osservati.

I coloni hanno tre compiti importantissimi:

1- puntare il telescopio verso i pianeti del Sistema Solare per vedere se sono in fase;

2- andare a verificare se nel terreno marziano siano presenti dei microrganismi;

3- avviare una serra e rendere la colonia indipendente dalla Terra.

La prima missione dà i risultati previsti: Mercurio, Venere e la Terra hanno le fasi, mentre i pianeti giganti no.

La seconda missione potrebbe lasciarvi perplessi: perchè cercare la vita su Marte se sappiamo che è un pianeta deserto, in cui non cresce niente? Le sonde passate hanno scoperto le tracce di sedimentazione tipiche che lascia un oceano quando si espande o quando si ritrae. Quindi una volta su Marte c’era un sacco di acqua liquida. Sapete che sulla Terra l’acqua è uno degli ingredienti essenziali per la vita. Si pensa che un tempo su Marte ci fossero organismi viventi e che la vita possa esserci ancora, sotto forma di microrganismi. E’ importante verificare queste ipotesi.

La terza missione è necessaria. La colonia deve essere in grado di produrre cibo, acqua, pezzi di ricambio per l’habitat e altre risorse necessarie alla sopravvivenza. Mandare delle sonde con i rifornimenti si può fare fino ad un certo punto, ma presenta dei problemi. Una sonda impiega circa 7/8 mesi per arrivare su Marte. In questo tempo, si potrebbero perdere i contatti con la sonda, che resterebbe quindi a fluttuare per sempre nello spazio. La sonda potrebbe esplodere nel momento del lancio oppure all’entrata in atmosfera marziana. I paracadute potrebbero non aprirsi (com’era successo al modulo di atterraggio Schiaparelli, che si è schiantato producendo un piccolo cratere e da allora si è guadagnato il soprannome Schiapparelli), quindi la sonda si schianterebbe su Marte distruggendo tutti i rifornimenti. Meglio evitare che i coloni muoiano di fame, quindi coltivazioni come se non ci fosse un domani!

I nostri coloni hanno iniziato a costruire tutto. Cosa ci aspetta nella nostra missione?

Lo scopriremo nella prossima puntata. Prima di lasciarvi però vi chiedo un aiuto: ci serve un bel nome per la colonia su Marte. Qualche idea?

A presto!

Sara

Marte (Image credits: NASA)
Future colonie marziane

SOLUZIONE ASTROQUIZ 20: le fasi dei pianeti

Mega ciao!

SOLUZIONE ASTROQUIZ 20

Vi avevo chiesto quali pianeti hanno le fasi come la Luna. Le diverse opzioni erano:

1- Mercurio e Venere

2- Marte e Giove

3- Saturno, Urano e Nettuno.

In realtà è una domanda trabocchetto XD Infatti non vi ho specificato da dove stiamo osservando. Avete risposto tutti Mercurio e Venere, che è corretto se assumiamo di osservare i pianeti dalla Terra. Infatti, come ha scoperto il buon vecchio Galileo con il suo piccolo telescopio, Venere ha le fasi così come Mercurio. Questa è una caratteristica di tutti i corpi che si trovano tra la Terra e il Sole. I due pianeti interni mostrano una fetta di superficie (o di nuvole nel caso di Venere) più o meno grande a seconda del punto dell’orbita in cui si trovano e di dove si trova la Terra lungo la sua orbita. I due pianeti possono trovarsi dietro al Sole (congiunzione superiore) o esattamente in mezzo tra la Terra e la nostra stella (congiunzione inferiore). In questi due casi non riusciamo a vederli. Nei punti di massima elongazione est e ovest i due pianeti sono visibili in fase dopo il tramonto e prima dell’alba rispettivamente.

Questo però succede se siamo sulla superficie terrestre e, con il nostro telescopio, ci scateniamo in osservazioni planetarie come il buon vecchio Galileo. Cosa succederebbe se ci spostassimo in un altro punto del Sistema Solare?

Salite tutti con me a bordo della mia astronave, la Firestorm, e cominciamo il conto alla rovescia per il lancio.

Nell’attesa di partire ci tengo a dirvi che la Firestorm è un’astronave pazzesca! E’ dotata dei più moderni sistemi di depurazione dell’acqua, ha un perfetto scudo che ci protegge dalle radiazioni, ha una notevole scorta di cibo, una serra in cui crescono un sacco di piante commestibili e patate (Mark Watney insegna che sono facili da coltivare e le potete cucinare in tantissimi modi diversi), ha una palestra incredibile in cui potete allenarvi, un cinema e ovviamente tutti i sistemi per creare la forza di gravità, in modo da non perdere troppa massa muscolare. Detto questo siamo arrivati alla fine del conto alla rovescia: 3, 2, 1…l’astronave parte con un grande boato, la folla è in delirio, raggiungiamo gli 11.2 km/s, la velocità di fuga dalla Terra e…ci siamo! Siamo nello spazio!

A questo punto decidiamo di visitare tutti i pianeti del nostro bellissimo Sistema Solare e, dato che siamo organizzati come Sheldon Cooper, lo facciamo con ordine, procedendo dal più vicino al più lontano dal Sole.

Per primo quindi visitiamo Mercurio, il più piccolo pianeta del Sistema Solare. Atterriamo con un lander in una regione del pianeta immersa nella notte, indossiamo la nostra tutona spaziale e scendiamo sulla sua superficie. Ci portiamo dietro il nostro telescopio, un bellissimo Schimdt-Cassegrain da 20 cm di diametro, e la camera CCD, perchè le osservazioni all’oculare non si possono fare. Sapete com’è…se ci togliamo il casco su Mercurio muoriamo malissimo. Osserviamo tutti i pianeti del Sistema Solare e notiamo che nessuno di questi oggetti è in fase, com’era prevedibile visto che nessuno di loro si trova dentro l’orbita di Mercurio.

Soddisfatti dalla nostra osservazione saliamo sul lander, torniamo alla Firestorm e partiamo alla volta di Venere (solo perchè siamo masochisti). Ignorando gli ordini della comandante Sara, due terrapiattisti, che sono riusciti a farsi ammettere nell’equipaggio mentendo spudoratamente alle domande scientifiche, rubano un lander e atterrano su Venere. Guardando fuori dall’oblò notano che il cielo venusiano è tutto giallo, ma non perdono la speranza che le nuvole si spostino, come noi astrofili quando arriviamo in Novegno e c’è così tanta nebbia che sembra di essere a Silent Hill. Quindi indossano la tutona spaziale, prendono il loro telescopio comprato in periodo natalizio nel reparto giocattoli del centro commerciale, aprono l’oblò, escono fuori e….muoiono malissimo! Come la comandante gli aveva detto, su Venere ci sono, oltre a 475°C (ma le nostre tutone spaziali sono di ultima generazione quindi non ci interessa), 95 atmosfere, cioè un’atmosfera 95 volte più pesante della nostra. I due terrapiattisti sono morti schiacciati!

Nel frattempo gli altri membri dell’equipaggio, che alle elementari hanno ascoltato la maestra e hanno studiato bene l’astronomia, si sono trasferiti nella cupola della Firestorm, dove la comandante ha fatto installare un telescopio Ritchey-Cretien da 1 metro di diametro. Osservando i pianeti scoprono che, dall’orbita di Venere, l’unico ad essere in fase è Mercurio. L’equipaggio vorrebbe partire subito alla volta di Marte, ma la comandante Sara ha un’idea geniale. Decide di fermarsi un altro po’ in orbita attorno a Venere e programma tre missioni speciali.

Incarica Gianluca, il genio dei computer, di hackerare il sistema del lander che i due terrapiattisti hanno portato su Venere. Spera infatti che si possa recuperare in qualche modo.

La seconda missione è per Frasca, l’astrobiologa del gruppo, che deve studiare l’atmosfera del pianeta, verificare se la fosfina c’è sul serio e cercare eventuali colonie di microrganismi che se ne vanno a spasso tra le nuvole.

La terza missione è affidata a tutti gli altri membri della ciurma: usate il telescopio per studiare galassie, nebulose e ammassi stellari. Dall’orbita di Venere, continuando a studiare, possiamo svelare un po’ di misteri dell’universo. Passa qualche settimana e…cosa sarà successo?

Lo scoprirete nella prossima puntata!

A presto!

Sara

Mercurio
Venere

I buchi neri vincono ancora!

Mega ciao!

Facciamo slittare la soluzione dell’astroquiz al prossimo post, per lasciare spazio alla bellissima notizia di oggi.

Roger Penrose, Reinhard Genzel e Andrea Ghez hanno vinto il Premio Nobel per la Fisica per le loro straordinarie scoperte riguardanti i buchi neri!

In particolare, Penrose, un geniale matematico e cosmologo, è riuscito a dimostrare che la formazione dei buchi neri è una conseguenza inevitabile della teoria della relatività generale di Einstein.

Genzel e Ghez invece hanno scoperto che al centro della nostra galassia c’è un buco nero supermassiccio. Scoprire fisicamente un buco nero non è un’impresa facile. I buchi neri, come dice il loro nome, sono proprio neri. Quindi non possono essere visti sullo sfondo nero dello spazio. Allora come si possono scoprire? Con metodi indiretti, cioè osservando dei fenomeni nello spazio che li circonda. In particolare, per quanto riguarda Sgr A*, il buco nero al centro della Via Lattea, gli astronomi hanno osservato per qualche decennio le stelle nei pressi del centro galattico. Hanno studiato accuratamente il loro moto e hanno scoperto che si muovono in modo molto interessante. Una stella, che è stata chiamata S2, compie un’orbita ellittica attorno ad un punto in cui non è presente nessun oggetto visibile. Grazie alle osservazioni è stato possibile determinare i parametri orbitali della stella, cioè il periodo di rivoluzione, il semiasse maggiore e quello minore dell’orbita. E’ risultato che la stella ci mette circa 15.2 anni per compiere un’orbita, con un pericentro a 17 ore luce (circa 18 miliardi di chilometri) e un semiasse maggiore di 5.5 giorni luce (circa 143 miliardi di chilometri). In base a questi parametri è stato determinato che, all’interno dell’orbita, deve esserci un oggetto con una massa di circa 3 milioni e 610 mila masse solari (quindi 3 milioni e 610 mila volte più massiccio del Sole). Un oggetto di massa così elevata, situato all’interno di una galassia, può essere solo un buco nero supermassiccio. Il fatto che questo gigante si trovi al centro della Via Lattea, a soli 8000 parsec (circa 2.47×1017 km), è particolarmente esaltante!

Insomma a 3 anni dal premio Nobel per la Fisica per la scoperta delle onde gravitazionali (grande Kip) i buchi neri tornano a vincere il premio più ambito!

Congratulazioni a Penrose, Ghez e Genzel!

A presto!

Sara

Sgr A* (Image credits: Chandra e Spitzer)

Corsi e aspirapolveri spaziali

Mega ciao!

Mancano solo 10 giorni all’inizio del corso base di astronomia online! Siamo veramente carichi e felicissimi di cominciare. Abbiamo già 29 iscritti!

Ottbre però porterà anche un’altra grande novità (speriamo), proprio nel giorno del mio compleanno. Infatti il 20 ottobre sarà il giorno in cui la sonda OSIRIS-REx accenderà il suo aspirapolvere spaziale e raccoglierà campioni dell’asteroide Bennu da portare a casa. Non sarà un’impresa facile, infatti, quando la sonda è arrivata sull’asteroide, si è trovata di fronte ad un oggetto che non potrà essere gestito facilmente. La sua superficie è ricoperta da sassi di varie dimensioni. Quindi gli astronomi hanno diviso la sua superficie in diverse regioni, a cui sono stati dati nomi di uccelli, e hanno cominciato a contare i sassi per trovare una regione in cui il loro numero fosse abbastanza basso da permettere il prelievo di campioni in sicurezza.

Quali sono i rischi?

Se il braccio dell’aspirapolvere colpisce un masso si spacca. Se l’aspirapolvere solleva dei piccoli sassolini, questi possono andare a colpire la sonda provocando danni irreparabili e impedendole il ritorno sulla Terra.

Insomma il 20 ottobre sarà una giornata particolarmente stressante alla NASA e con un’altissima dose di suspense per tutti gli appassionati di astronomia.

Per informazioni sul corso di astronomia chiamatemi al numero 3290689207. Per iscrivervi scrivetemi all’indirizzo astrofilidischio@gmail.com entro domani.

A presto!

Sara

Corso base di astronomia

Mega ciao!

Vi ricordo che avete ancora tempo fino a domani sera per iscrivervi al nostro corso base di astronomia online.

Salite sulla nostra astronave e vi porteremo ad esplorare il Sistema Solare, dai pianeti alle comete. Poi faremo un viaggio di qualche anno luce per scoprire come nascono, vivono e muoiono le stelle. Con un salto nell’iperspazio ci sposteremo a milioni di anni luce di distanza per scoprire cosa sono e come sono fatte le galassie. Faremo un viaggio nel tempo per capire com’è nato e quali sono le teorie sull’evoluzione del nostro universo. Per le ultime due lezioni torneremo a distanze cosmologiche molto piccole andando ad esplorare i pianeti extrasolari e l’astrobiologia.

Volete partire con noi per questo viaggio spaziale? Iscrivetevi inviando una mail all’indirizzo astrofilidischio@gmail.com

Per ulteriori informazioni visitate il sito astroschio.it/corso/ o chiamatemi al numero 3290689207.

A presto!

Sara

Presentazione delle relatrici Vol. 3

Mega ciao!

Vi ricordo che avete tempo fino al 3 ottobre per iscrivervi al nostro corso base di astronomia.

Nell’attesa di iniziare la nostra avventura spaziale vi presento la nostra terza relatrice. La Professoressa Leopoldina Moro si è laureata in astronomia all’Università di Padova, dove ha conseguito il Dottorato di Ricerca realizzando, con il suo relatore, un database di sistemi fotometrici (Asiago Database on Photometric Systems) per la missione GAIA dell’ESA, anche se il suo interesse principale sono sempre state le stelle di presequenza. Astrofila da sempre, osservatrice visuale di meteore e di stelle variabili dell’epoca pre-CCD, svolge attività di divulgazione e didattica dell’astronomia fin dai suoi anni universitari. E’ docente di ruolo di fisica e matematica presso il Liceo Corradini di Thiene. Il suo motto è: “Tutti possono imparare e con il sorriso sulle labbra si impara meglio”. Continua e sempre sarà grande ammiratrice dei cartoni animati giapponesi, che l’hanno fatta crescere sognando un’astronave e il mare di stelle.

La Prof.ssa Leopoldina Moro vi accompagnerà in due lezioni alla scoperta dei corpi minori del Sistema Solare e dei pianeti extrasolari.

Per iscrivervi al corso scrivetemi all’indirizzo astrofilidischio@gmail.com entro il 3 ottobre. Se volete ulteriori informazioni chiamatemi al numero 3290689207.

A presto!

Sara

SOLUZIONE ASTROQUIZ 19: e se il Sole diventasse un buco nero? Vol. 2

Mega ciao!

Questo giro siete stati molto bravi. Mi sa che vi sto facendo quiz troppo facili. Analizziamo comunque la

SOLUZIONE ASTROQUIZ 19

Vi avevo chiesto se la Terra piomberebbe subito nell’oscurità nel caso in cui il Sole collassasse in un buco nero. La risposta corretta è: FALSO.

Prima di cominciare la spiegazione vi ricordo che l’ipotesi che il Sole diventi un buco nero è assurda (ci serve solo a scopi didattici, per ragionare su argomenti astrofisici interessanti). Supponiamo inoltre che tutta la materia del Sole vada a collassare, senza che si verifichi un’esplosione in supernova. Quindi potete immaginare che tutti quegli 1.99*1030 kg vadano a condensarsi in una regione con un raggio di circa 3 km. Di conseguenza non c’è espulsione di materiale che possa andare a distruggere i pianeti e a formare un eventuale disco di accrescimento. Detto questo procediamo! Il Sole è collassato in un buco nero, ma un attimo prima le reazioni di fusione nucleare erano ancora attive, quindi produceva calore ed energia. Le reazioni di fusione producono anche i fotoni, i quanti di luce, che ci permettono di osservare i vari oggetti. Un attimo prima del collasso gli ultimi fotoni lasciano la superficie solare e cominciano il loro viaggio nello spazio. Dato che la distanza tra la Terra e il Sole è di circa 150 milioni di km e che la velocità della luce è di circa 300 mila km/s, i fotoni impiegano circa 8.33 minuti per arrivare fino a noi. I poveri terrestri si ritroverebbero quindi immersi nell’oscurità non nell’istante in cui si forma il buco nero, ma poco più di 8 minuti più tardi.

A presto!

Sara

SOLUZIONE ASTROQUIZ 18: e se il Sole diventasse un buco nero?

Mega ciao!

Ho visto che questo giro vi siete scatenati con il nostro quiz astronomico! Mi fa veramente piacere essere riuscita a coinvolgervi!

SOLUZIONE ASTROQUIZ 18

Vi avevo chiesto cosa succederebbe alla Terra se il Sole diventasse un buco nero. La risposta corretta è: la numero 2, cioè la Terra rimarrebbe nella stessa orbita. Però andiamo a vedere tutto per gradi. Come penso sappiate già, il Sole non diventerà mai un buco nero, perchè la sua massa è troppo piccola. Alla fine della sua vita, dopo aver espulso gli strati più esterni del suo inviluppo, il suo nucleo si contrarrà e diventerà una nana bianca. Supponendo per assurdo che il Sole collassi direttamente in un buco nero, senza esplosioni in supernova, allora tutta la sua massa sarebbe concentrata in una regione di con un raggio di quasi 3 km (considerate che il raggio attuale del Sole è di circa 695500 km), quindi raggiungerebbe una densità elevatissima. Nonostante ciò, l’attrazione gravitazionale che eserciterebbe sulla Terra sarebbe esattamente uguale a quella attuale. Infatti il buon vecchio Newton, con la sua teoria della gravitazione universale, ci dice che la forza gravitazionale tra due corpi nello spazio è data da una formula semplicissima:

F = G*M*m/R2

dove G è la costante di gravitazione universale, M e m sono le masse dei due oggetti (nel nostro caso il Sole e la Terra) e R è la distanza tra i loro centri.

Quindi vedete che, nell’ipotesi in cui tutta la massa del Sole vada a collassare il un buco nero, la forza esercitata dal Sole sulla Terra non cambia, perciò il nostro pianeta resta nella stessa orbita.

Qualcuno ha risposto al quiz inserendo una quarta opzione: la Terra diventerà buia. Giusto! E questa osservazione porterà all’astroquiz 20 della prossima settimana 😉

Questo però era solo un gioco per ragionare un po’ sulla forza di gravità: il Sole non diventerà mai un buco nero! Come abbiamo detto, diventerà una nana bianca, che piano piano si raffredderà. Questa stella morta non collasserà in un buco nero, ma se ne resterà tranquilla nello spazio.

Grazie per aver giocato con noi!

A presto!

Sara