Mega ciao!
Come procedono le vacanze? Il 2019 sta per concludersi, quindi direi di
rendergli omaggio riprendendo una delle notizie astronomiche più
emozionanti: la prima immagine di un buco nero! Pubblicata lo scorso
aprile dopo due anni di elaborazione dei dati raccolti da otto
radiotelescopi sparsi per tutto il mondo. I dati sono stati combinati
con una tecnica chiamata interferometria per ottenere l’immagine del
buco nero. Questo oggetto si trova al centro della galassia ellittica
supergigante M87, situata nella costellazione della Vergine a circa 52
milioni di anni luce di distanza. Questa galassia è diventata gigantesca
grazie alla cannibalizzazione di più galassie, quindi la possiamo
considerare come un Hannibal Lecter spaziale. Gli scontri tra galassie
sono molto frequenti nell’Universo e i loro risultati sono diversi in
base alla massa e alla velocità delle galassie di partenza. Per esempio,
la Via Lattea si sta piano piano mangiando la Grande e la Piccola Nube
di Magellano, due galassie satellite della nostra galassia. Inoltre, tra
circa 3 miliardi e 500 milioni di anni si scontrerà contro la galassia a
spirale di Andromeda. Ma torniamo ad M87. Si sapeva già che al suo
centro è presente un buco nero supermassiccio, con una massa di circa 6
miliardi e 500 milioni di masse solari, grazie alla presenza di un getto
che parte proprio dal nucleo della galassia. Il problema è ottenere una
foto di un buco nero. Perchè? I buchi neri sono neri, quindi contro il
cielo nero è impossibile individuarli. Fino allo scorso aprile avevamo
solo delle prove indirette della presenza di questi oggetti. Cosa vuol
dire? Semplicemente che, pur non riuscendo ad osservarli, era possibile
vedere i loro effetti sul materiale circostante. Ad esempio, il buco
nero situato al centro della Via Lattea è stato scoperto monitorando il
moto delle stelle nei suoi dintorni. In particolare si è scoperto che
una stellina, chiamata S2, compiva un’orbita ellittica attorno ad un
punto in cui non c’era assolutamente nulla. In base ai parametri
orbitali è stato determinato che all’interno dell’orbita di S2 ci deve
essere un oggetto con una massa di 3 milioni e 610 mila masse solari.
Questo ovviamente può essere solo un buco nero. A volte i buchi neri
sono dotati di un disco di accrescimento, cioè un disco di polvere e gas
che spiraleggia verso l’oggetto compatto. Le temperature nella regione
interna del disco di accrescimento sono talmente elevate da emettere in
banda X. E’ proprio l’ombra del buco nero sul disco di accrescimento
quella che si vede nell’immagine. Perchè sono serviti otto
radiotelescopi e due anni di elaborazione dati? Il buco nero, pur
essendo estremamente massiccio e abbastanza grande, si trova ad una
grande distanza da noi. Quindi le sue dimensioni angolari sono le stesse
che avrebbe una pallina da tennis posta sulla superficie della Luna e
osservata dalla superficie della Terra. Vi posso assicurare che con i
telescopi che abbiamo noi poveri astrofili è impossibile osservare una
pallina da tennis sulla Luna. Non riusciamo a vedere nemmeno i moduli di
discesa dei LEM che hanno portato l’uomo sul nostro satellite nella
mitica corsa allo spazio.
Grazie alla foto del buco nero le teorie
del buon vecchio Zio Albert hanno trovato nuovamente conferma. La
relatività, teorizzata oltre 100 anni fa, funziona!
A presto!
Sara