Mega ciao!
Ho l’ansia…tra qualche giorno, se non sopraggiungeranno altre sollecitazioni impreviste, lanceranno il James Webb Space Telescope. Per evitare di pensare a tutto quello che può andare storto (il telescopio che cade per terra, esplosioni in rampa di lancio, esplosioni appena dopo il lancio, perdita di contatto, i pannelli che non si aprono quando arriva nel punto lagrangiano…che ansia) meglio tornare alla seconda parte della spiegazione dell’ASTROQUIZ 42.
Anche con gli ammassi globulari, insiemi di centinaia di migliaia di stelle legate dalla forza di gravità, si possono calcolare le distanze astronomiche. In particolare, questi oggetti possono essere osservati anche attorno ad altre galassie, situate a distanze elevate. Per esempio, con il mio lavoro di ricerca sto studiando il sistema di ammassi globulari di NGC 4696, una galassia ellittica supergigante situata nell’ammasso del Centauro a circa 45.3 milioni di parsec di distanza (circa 148 milioni di anni luce). A queste distanze gli ammassi globulari non sono più risolti in stelle, ma appaiono come sorgenti puntiformi. Possiamo studiare quindi la loro luce integrata sia con la fotometria, cioè con le immagini, sia con la spettroscopia, cioè con gli spettri. In questo modo si ottengono informazioni riguardo il colore, la magnitudine, la metallicità e la cinematica degli ammassi. Perchè è importante?
Soprattutto nel caso delle galassie ellittiche, in cui non c’è gas oppure è presente in quantità trascurabile, gli ammassi globulari permettono di tracciare la cinematica della galassia ospite a grandi distanze dal centro. In questo modo si ottengono informazioni sulla massa della galassia e si può stimare la quantità di materia oscura.
Ma torniamo alle distanze. Studiando un sistema di ammassi globulari si può calcolare la sua funzione di luminosità, che ci dice quanti ammassi ci sono per ogni intervallo di luminosità. Quello che si nota è che la funzione di luminosità degli ammassi globulari ha la forma di una gaussiana più o meno completa, con un picco ad una magnitudine assoluta in banda V pari a circa -7.5 mag. Conoscendo la magnitudine di picco e confrontandola con quella osservata è possibile stimare la distanza della galassia ospite.
A presto!
Sara