Hubble e l’espansione dell’Universo

Mega ciao!

Nei primi anni ’20 Edwin Hubble, studiando le variabili Cefeidi nella “Nebulosa di Andromeda”, riuscì a risolvere il Grande Dibattito sulla natura delle “Nebulose a spirale”. Le Cefeidi sono stelle che variano la loro luminosità pulsando, quindi in alcuni periodi si espandono mentre in altri si contraggono. Esiste una relazione ben precisa che lega periodo di variazione e luminosità, che è una misura della magnitudine assoluta. Dal confronto con la magnitudine apparente (cioè quella osservata) è possibile determinare la distanza dell’oggetto. Hubble scoprì che la distanza della “Nebulosa di Andromeda” era talmente grande da porla al di fuori della Via Lattea. Questa scoperta segnò l’inizio dello studio approfondito delle galassie.

Hubble raccolse tutte le vecchie lastre fotografiche delle “nebulose” e le studiò per capire se fossero veramente nebulose. Cercò poi di classificare le galassie secondo la loro forma. Ne uscì la prima classificazione morfologica delle galassie, riassunta dal Turning Fork diagram (il diagramma a diapason).

Studiando le galassie Hubble fece un’altra scoperta straordinaria: l’Universo si sta espandendo. In particolare, la velocità di recessione delle galassie, cioè la velocità con cui si allontanano da noi, è legata alla loro distanza e, nell’Universo locale, può essere descritta da una relazione molto semplice:

v = d*H0

dove v è la velocità, d è la distanza e H0 è la costante di Hubble, il cui valore stimato grazie alle osservazioni della radiazione cosmica di fondo fatte da WMAP è di circa 71 km/s/Mpc.Questa relazione vi mostra che le galassie più distanti si allontanano da noi molto più velocemente delle galassie più vicine. Interessante vero? Volete saperne di più?

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A presto!

Sara

Lastra fotografica della galassia di Andromeda