CHI VUOL ESSERE IMPERATORE DELL’IMPERO GALATTICO: SOLUZIONE E CLASSIFICA

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CHI VUOL ESSERE IMPERATORE DELL’IMPERO GALATTICO: SOLUZIONE E CLASSIFICA

Vi avevo chiesto quale processo fornisce energia alle stelle di cinque masse solari durante la fase principale. La risposta corretta è: il bruciamento dell’idrogeno tramite il ciclo carbonio – azoto – ossigeno (risposta B). La fase principale corrisponde alla linea diagonale che va da in basso a destra a in alto a sinistra nel diagramma di Hertzsprung – Russel. In questa fase la stella brucia idrogeno tramite reazioni nucleari. La durata e il processo con cui avviene il bruciamento dipende però dalla massa della stella. Nel caso del Sole il bruciamento nucleare avviene tramite la catena protone – protone, con cui quattro atomi di idrogeno vengono fusi in un atomo di elio tramite una catena di reazioni. Perchè serve una catena di reazioni?

In natura gli scontri tra più di due particelle sono altamente improbabili, di conseguenza è impossibile che quattro atomi di idrogeno si scontrino contemporaneamente e si fondano in un atomo di elio. Succede la stessa cosa in stelle di cinque masse solari?

Non proprio. Stelle così massicce raggiungono temperature molto più elevate rispetto al Sole e bruciano quindi l’idrogeno tramite il ciclo carbonio – azoto – ossigeno (CNO cycle). In questo caso abbiamo sempre quattro atomi di idrogeno che vengono fusi per formare l’elio, ma la reazione è catalizzata da carbonio, azoto e ossigeno. Le reazioni sono quindi totalmente diverse rispetto a quelle della catena protone – protone. Il ciclo carbonio – azoto – ossigeno comincia a dominare le reazioni nel nucleo a partire da stelle di 1.5 masse solari.

Qui sotto trovate la classifica. Alcuni di voi sono diventati piloti alle gare degli sgusci, mentre altri sono riusciti a liberarsi dalla schiavitù. Lunedì prossimo giocherete per 5000 crediti galattici.

Vi ricordo che avete tempo fino al 15 febbraio per iscrivervi al nostro Corso Avanzato di Astronomia Online. Per informazioni chiamatemi al numero

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Sara

Scoperte accidentali

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Tantissime scoperte astronomiche sono state fatte un po’ per caso. Nel 1965, due tecnici della Bell Telephone stavano conducendo uno studio sulle telecomunicazioni terrestri usando un radiotelescopio. Notarono la presenza di un eccesso di temperatura d’antenna di circa 3 K, distribuito omogeneamente su tutta la sfera celeste, che non poteva essere eliminato in nessun modo. L’origine era ovviamente extraterrestre. Penzias e Wilson si confrontarono con gli astrofisici dell’università di Princeton per cercare di capire a cosa fosse dovuto questo segnale e si resero conto di aver accidentalmente scoperto la radiazione cosmica di fondo, amichevolmente chiamata l’eco del Big Bang. Quali sono le caratteristiche di questa radiazione?

Scopritelo con noi durante il Corso Avanzato di Astronomia Online che partirà il 5 marzo. Per informazioni chiamatemi al numero

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Vi ricordo inoltre che domani alle ore 17:30 troverete la domanda da 3000 crediti galattici di Chi Vuol Essere Imperatore dell’Impero Galattico. Mi raccomando, giocate scrivendo nei commenti l’opzione (o le opzioni) che vi sembra corretta (o che vi sembrano corrette) ma NON commentate le vostre scelte. Ci sarà spazio per i commenti nel post con la soluzione che sarà pubblicato martedì.

Vi aspettiamo numerosi sia al corso che al nostro gioco galattico!

A presto!

Sara

Hubble e l’espansione dell’Universo

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Nei primi anni ’20 Edwin Hubble, studiando le variabili Cefeidi nella “Nebulosa di Andromeda”, riuscì a risolvere il Grande Dibattito sulla natura delle “Nebulose a spirale”. Le Cefeidi sono stelle che variano la loro luminosità pulsando, quindi in alcuni periodi si espandono mentre in altri si contraggono. Esiste una relazione ben precisa che lega periodo di variazione e luminosità, che è una misura della magnitudine assoluta. Dal confronto con la magnitudine apparente (cioè quella osservata) è possibile determinare la distanza dell’oggetto. Hubble scoprì che la distanza della “Nebulosa di Andromeda” era talmente grande da porla al di fuori della Via Lattea. Questa scoperta segnò l’inizio dello studio approfondito delle galassie.

Hubble raccolse tutte le vecchie lastre fotografiche delle “nebulose” e le studiò per capire se fossero veramente nebulose. Cercò poi di classificare le galassie secondo la loro forma. Ne uscì la prima classificazione morfologica delle galassie, riassunta dal Turning Fork diagram (il diagramma a diapason).

Studiando le galassie Hubble fece un’altra scoperta straordinaria: l’Universo si sta espandendo. In particolare, la velocità di recessione delle galassie, cioè la velocità con cui si allontanano da noi, è legata alla loro distanza e, nell’Universo locale, può essere descritta da una relazione molto semplice:

v = d*H0

dove v è la velocità, d è la distanza e H0 è la costante di Hubble, il cui valore stimato grazie alle osservazioni della radiazione cosmica di fondo fatte da WMAP è di circa 71 km/s/Mpc.Questa relazione vi mostra che le galassie più distanti si allontanano da noi molto più velocemente delle galassie più vicine. Interessante vero? Volete saperne di più?

Il Corso Avanzato di Astronomia Online inizierà il 5 marzo. Per informazioni chiamatemi al numero

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Lastra fotografica della galassia di Andromeda

L’acqua liquida nel passato recente Marziano

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Marte, il quarto pianeta in ordine di distanza dal Sole, ha sempre attirato gli astronomi e gli scienziati della NASA per la sua somiglianza alla Terra. Certo, ogni tanto sono stati presi degli abbagli colossali, come quando Schiaparelli e Lowell hanno pubblicato la scoperta di letti di fiumi e foreste. Questi elementi hanno contribuito a scatenare l’entusiasmo verso il Pianeta Rosso e a creare un sacco di aspettative. Visto che Marte si trova a quattro passi da casa nostra, il primo contatto con i nostri cugini marziani sembrava imminente. Purtroppo, con l’arrivo della sonda Mariner 4 nel 1965, tutte queste aspettative sono state deluse. Non c’erano nè foreste nè fiumi: Marte era completamente deserto. La pressione atmosferica inoltre è terribilmente bassa, quindi non può esistere acqua liquida in superficie. Nonostante queste scoperte, l’esplorazione di Marte è continuata perchè sono state osservate delle formazioni interessanti: letti di fiumi secchi e tracce tipiche lasciate da un oceano quando si espande o si ritrae. Di conseguenza, un tempo su Marte c’era talmente tanta acqua liquida in superficie da alimentare oceani.

La notizia bomba appena uscita è che il Mars Reconnaissance Orbiter ha scoperto che l’acqua è stata presente sulla superficie marziana per un tempo molto più lungo di quanto si pensava. In particolare, l’acqua si è lasciata dietro minerali di sale in un passato molto recente: appena 2 miliardi di anni fa (precedenti stime indicavano che l’acqua liquida è scomparsa dalla superficie 3 miliardi di anni fa). I depositi di sale si trovano in bacini poco profondi, in prossimità di letti di fiumi secchi. Questa scoperta è molto importante per determinare quanto possano essere sopravvissute eventuali forme di vita formatesi sul pianeta.

Volete saperne di più? Il 5 marzo partirà il nostro #CorsoAvanzatodiAstronomiaOnline. Per info chiamatemi al numero

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Sara

Immagine del Bosphorum Planum, in cui le macchie bianche corrispondono ai depositi di sale (Image credits: NASA)

Quiz e corso

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Lunedì prossimo alle 17:30 troverete la domanda da 3000 crediti galattici di Chi Vuol Essere Imperatore dell’Impero Galattico. Aggiorniamo la scaletta: chi ha meno di 3000 crediti galattici è uno schiavo dell’Impero e a 3000 crediti galattici comprerete la libertà da Jabba the Hutt (alcuni ci sono riusciti questa settimana…bravi!). A 7000 crediti galattici diventerete piloti nelle corse degli sgusci, come il piccolo Anakin in Star Wars – la minaccia fantasma. Vi ricordo che le domande possono avere più di un’opzione corretta. Se fornirete la risposta giusta completa riceverete punteggio pieno, se le risposte sono due e ne scrivete solo una riceverete metà punti, se fornite due risposte di cui una sbagliata non riceverete punti.

Detto questo, vi ricordo che sono aperte le iscrizioni al nostro Corso Avanzato di Astronomia Online. Il corso, composto da 9 lezioni, inizierà il 5 marzo. Ogni partecipante riceverà l’iscrizione al Gruppo Astrofili di Schio. Per informazioni chiamatemi al numero

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Siete pronti per partire con noi per un viaggio verso i confini dell’Universo? Vi aspettiamo numerosi!

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Sara

Anakin Skywalker (Image credits: Lucas Film)

CHI VUOL ESSERE IMPERATORE DELL’IMPERO GALATTICO: SOLUZIONE E CLASSIFICA

Mega ciao!

CHI VUOL ESSERE IMPERATORE DELL’IMPERO GALATTICO: SOLUZIONE E CLASSIFICA

Vi avevo chiesto quando si sono formati e sono partiti i fotoni solari che vediamo oggi. La risposta corretta è: circa 170000 anni fa. La b è sbagliata perchè è solamente il tempo necessario ai fotoni per percorrere la distanza dalla Terra al Sole (circa 150 milioni di chilometri). Come mai i fotoni impiegano 170000 anni per arrivare fino a noi?

La teoria che descrive il loro moto all’interno di una stella è detta random walk (cammino casuale). In pratica, all’interno di una stella le temperature sono abbastanza elevate da avere un sacco di elettroni liberi. L’interazione con questi elettroni, detta scattering elettronico, fa deviare la traiettoria dei fotoni. Per capire come si muovono, basta che pensiate a quando siete in giro un sabato sera con un vostro amico estremamente ubriaco. Ad un certo punto decidete di vedere chi arriva prima al lampione in fondo alla strada. Voi che siete sobri percorrerete una traiettoria rettilinea, mentre il vostro amico ubriaco barcollerà avanti e indietro, di qua e di là fino ad arrivare dopo un tempo molto maggiore. Lo stesso accade ai fotoni che interagiscono con gli elettroni e vengono deviati. Quante volte subiscono questa deviazione?

Per calcolarlo dobbiamo prima capire qual è lo spazio percorso da un fotone tra due scontri, detto libero cammino medio. Se assumiamo che l’opacità della stella sia data dallo scattering elettronico e che la sua densità sia costante, allora il libero cammino medio, l, del fotone è di circa 1 mm. Per uscire dal Sole, il fotone deve percorrere una distanza pari al raggio solare (RSun). Il numero di scattering sarà dato da N = (RSun)2/l2 = 4.09*1023. Per calcolare il tempo impiegato dal fotone per uscire dal Sole basta moltiplicare il numero di scattering per il tempo necessario a percorrere l (t = l/c, dove c è la velocità della luce). Risultano circa 52000 anni. Questa è solo una stima rozza. Calcoli più accurati tenendo conto della variazione di opacità, composizione chimica e densità dicono che i fotoni che osserviamo oggi sono stati prodotti 170000 anni fa.

A presto!


Sara

Chi vuol essere Imperatore dell’Impero Galattico: regolamento

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Domani alle ore 17:30 troverete la domanda da 2000 crediti galattici di Chi vuol essere imperatore dell’Impero Galattico. Nel frattempo ripassiamo le regole.

Leggete bene la domanda e le opzioni disponibili. Scrivete nei commenti del post la opzioni che pensate sia corretta, ma NON commentate la vostra scelta (non mi sembra il caso di dare la soluzione ai vostri avversari prima del tempo). Nel post di martedì pubblicherò la soluzione e potrete scatenarvi nei commenti. Vi ricordo che potrebbe esserci più di una risposta corretta. In questo caso, se darete la risposta completa riceverete punteggio pieno, se darete solo una risposta riceverete metà punti mentre se darete una risposta giusta e una sbagliata riceverete zero punti. Per la classifica i punti corrispondenti ad ogni domanda a cui avete risposto correttamente vengono sommati, quindi se non avete ancora partecipato a nessun quiz potete cominciare domani ed essere perfettamente in corsa per il titolo di Imperatore dell’Impero Galattico. Martedì, insieme alla soluzione, pubblicherò anche la classifica aggiornata. Al momento siete ancora tutti schiavi su Tatooine. Chi raggiungerà i 3000 crediti galattici potrà comprare la libertà dal malvagio schiavista Jabba the Hutt. Pronti per conquistare la libertà?

Vi ricordo anche che sono aperte le iscrizioni al Corso Avanzato di Astronomia Online che inizierà il 5 marzo. Per info chiamatemi al numero

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Sara

Image credits: Lucas Film

Fuuuu…sioooo….neeee

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Le reazioni di fusione nucleare all’interno delle stelle permettono la formazione di elementi via via più pesanti. In natura sono permesse solo reazioni esotermiche, cioè che liberano energia. Le reazioni endotermiche, che richiedono energia per poter avvenire, sono proibite. All’interno di una stella tutte le reazioni sono esotermiche fino a che non si arriva ad un nucleo composto da ferro e nichel. Sappiamo però che nell’Universo esistono elementi molto più pesanti. Se non possono formarsi dai processi di fusione nucleare all’interno delle stelle, come si formano?

Scopritelo con noi durante il Corso Avanzato di Astronomia Online che partirà il 5 marzo. Vi ricordo che tutti i partecipanti riceveranno in omaggio l’iscrizione al Gruppo Astrofili di Schio. Per informazioni chiamatemi al numero

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Iron Man (Image credits: Disney)

Le leggi di Keplero

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Nel Sistema Solare le orbite dei pianeti sono descritte dalle tre leggi di Keplero.

La prima legge dice che i pianeti orbitano attorno al Sole secondo orbite ellittiche, di cui la nostra stella occupa uno dei fuochi.

La seconda dice che il raggio vettore che collega un pianeta al Sole spazza aree uguali in tempi uguali.

La terza invece dice che il quadrato del periodo di rivoluzione di un pianeta attorno al Sole è proporzionale al cubo del semiasse maggiore dell’orbita (P2 = k*a3).

Tutti gli oggetti spaziali che sono soggetti ad un campo gravitazionale dovrebbero muoversi seguendo queste leggi. Il problema è che le osservazioni hanno mostrato che le cose non stanno proprio così. Come si muovono le stelle nelle galassie?

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Johannes Kepler Kopie eines verlorengegangenen Originals von 1610

Buchi neri nell’Universo giovane

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I buchi neri, la cui esistenza è stata ipotizzata nel 1783 da John Michell, sono neri perchè da lì non riesce a scappare nemmeno la luce, che è la cosa che va più veloce all’interno dell’Universo. Sappiamo che esistono diversi tipi di buchi neri che sono stati divisi a seconda della loro massa. In particolare, quelli supermassicci, con una massa superiore al milione di masse solari, si trovano al centro delle galassie. Una delle osservazioni più sconvolgenti degli ultimi anni è stata quella dei quasar ad alto redshift. I quasar sono composti da un buco nero supermassiccio centrale in accrescimento. La cosa pazzesca è che uno di questi giganti, avente una massa di 12 miliardi di masse solari, è stato osservato a redshift 6.3. Cosa significa?

Assumendo che la costante di Hubble valga 71 km/s/Mpc, che il parametro di densità della materia sia Ωm = 0.27 e quello dell’energia oscura sia ΩΛ = 0.73 (valori tipici calcolati grazie alla missione WMAP), allora l’età dell’Universo a redshift 6.3 era di circa 895 milioni di anni. Com’è stato possibile formare un buco nero così massiccio in così poco tempo?

Scopritelo con noi durante il Corso Avanzato di Astronomia Online che partirà il 5 marzo. Vi ricordo che se parteciperete riceverete in omaggio l’iscrizione al Gruppo Astrofili di Schio. Per informazioni chiamatemi al numero

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