SOLUZIONE ASTROQUIZ 27: i residui di supernova

Mega ciao!
SOLUZIONE ASTROQUIZ 27
Vi ho chiesto che fine fa il gas espulso dall’esplosione in supernova di una stella. La risposta corretta è: si espande nello spazio. Non resta per sempre attorno alla stella. Sono state infatti scoperte delle nebulose, residui della morte delle stelle, che non hanno nessun cadavere stellare al loro interno. Come mai? Le stelle orbitano attorno al centro galattico e possono migrare, spostandosi fuori dai bracci a spirale e, a volte, verso l’alone galattico. Una volta espulso, il gas dell’inviluppo procede nello spazio attorno alla stella. Le sue particelle sono destinate ad avanzare nello spazio interstellare e ad andare ad unirsi ad altre nebulose, da cui si formeranno altre stelle, pianeti, asteroidi e comete. I residui di supernovae attraversano tre fasi evolutive:
1- una breve espansione libera, della durata di circa 100-300 anni;
2- l’espansione adiabatica con sviluppo di una shell (guscio);
3- l’espansione isoterma, in cui la nube si raffredda per irraggiamento.
A queste tre fasi segue quella di rimescolamento totale con il mezzo interstellare.
A presto!

Sara

Immagine di Cassiopea A in cui i colori evidenziano gli elementi di cui è composta la nebulosa (Image credits: NASA)

Le proposte di NameExoWorlds

Mega ciao!
Grazie a tutti quelli che hanno partecipato all’osservazione ieri sera!
Vi ricordo che fino al 10 novembre potete votare la vostra proposta preferita per il nome di stella e pianeta del concorso NameExoWorlds. Il sistema assegnato all’Italia è composto da una stella un po’ più fredda del Sole e da un pianeta gioviano caldo, che presenta vapore acqueo e metano in atmosfera. Andiamo a vedere le tre proposte:
– dai fiumi infernali della mitologia greca, ripresi da Dante nella Divina Commedia, arrivano Flegetonte, il fiume di fuoco scelto per rappresentare la stella, e Lete, il fiume dell’oblio composto da nebbie scelto in quanto riprende la composizione gassosa del pianeta;
– dall’antica Roma arrivano Aureus, la moneta d’oro scelta per la stella, e Denarius, moneta del valore di 1/25 di aureo scelta per il pianeta;
– dalle maschere della Commedia dell’Arte Italiana arrivano Pulcinella, un personaggio allegro e solare scelto per rappresentare la stella, e Arlecchino, il cui costume multicolore richiama le caratteristiche dei pianeti gassosi.
Quale vi piace di più? Collegatevi al sito qui sotto e votate la vostra proposta preferita! Il 12 novembre pubblicheremo il vincitore!
A presto!

Sara

NameExoWorlds: le fasi finali

Mega ciao!
Vi ricordate che tempo fa vi avevo parlato del concorso NameExoWorlds, indetto per il 100° anniversario dell’Unione Astronomica Internazionale? L’IAU ha chiesto l’aiuto del pubblico per dare dei bei nomi ad una stella e all’esopianeta che le orbita attorno. Ebbene siamo arrivati alle fasi finali del concorso! Io e gli altri membri del comitato nazionale siamo molto soddisfatti in quanto abbiamo visto una notevole partecipazione, con oltre 600 proposte. Dopo un’accurata valutazione abbiamo selezionato le tre proposte migliori. Ma adesso abbiamo bisogno del vostro aiuto per selezionare il vincitore! Perciò vi chiedo entrare nel link qua sotto, leggere l’articolo e collegarvi nel sito ufficiale della campagna per votare! Il vostro aiuto è fondamentale! Al mio segnale, scatenate l’inferno! Chiamate fratelli, sorelle, amici, fidanzati e parenti e votate!
A presto!

Sara

La materia oscura negli ammassi di galassie

Mega ciao!
Abbiamo visto che una delle evidenze della presenza di materia oscura nell’universo è la curva di velocità delle galassie. Qui manca il tratto Kepleriano, cioè il tratto in cui la velocità, dopo aver raggiunto il massimo ad un raggio di circa 10 kpc, decresce secondo la stessa modalità delle orbite del Sistema Solare. Invece di questa decrescita si nota che la velocità tende ad un valore asintotico.
Un altra prova della presenza di materia oscura arriva dagli ammassi di galassie, cioè strutture composte da migliaia di galassie legate dalla forza di gravità. In particolare, gli astronomi hanno ottenuto il profilo di brillanza superficiale dell’ammasso della Vergine (Virgo Cluster). Assumendo che il raggio dell’ammasso sia di 16 Mpc, si trova una massa totale di 1.8×10^(15) masse solari. La massa entro il Mpc centrale dell’ammasso è di 6.1×10^(14) masse solari. Usando la luminosità trovata da analisi fotometriche, si trova un rapporto massa-luminosità (M/L) di 350 masse solari/luminosità solari. Questo è un numero altissimo! Infatti se consideriamo le singole galassie che compongono l’ammasso troviamo che hanno un rapporto M/L di circa 15 masse solari/luminosità solari. La differenza tra questo valore e quello dell’ammasso è enorme. Cosa significa? Semplice: c’è una grandissima quantità di materia oscura legata all’alone dell’ammasso o che è stata sottostimata la quantità di materia oscura legata alle singole galassie!
A presto!

Sara

Ammasso della Vergine (Image credits: NASA)

Le lenti gravitazionali

Mega ciao!
Ieri abbiamo visto come i MACHO siano importanti per il fenomeno del micro lensing. La teoria della relatività di zio Albert ci dice che oggetti massicci deformano la struttura dello spazio-tempo. Questa deformazione influenza le traiettorie delle particelle e dei fotoni che gli passano abbastanza vicino. Olre al fenomeno del micro lensing, abbiamo anche quello delle lenti (o lenti forti), che si può osservare negli ammassi di galassie. Negli ammassi ci sono migliaia di galassie, alcune sono più vicine a noi, mentre altre sono più lontane. Può succedere che una galassia si trovi esattamente dietro ad un’altra, quindi in teoria noi non dovremmo essere in grado di vederla. Invece la vediamo lo stesso! Infatti la galassia più vicina a noi è talmente massiccia che deforma la struttura dello spazio-tempo. I fotoni che arrivano dalla galassia più lontana quindi non vanno più in linea retta, ma curvano attorno alla galassia che gli sta davanti. Di conseguenza vediamo la galassia lontana sotto forma di strisce luminose attorno alla galassia vicina, che a volte producono immagini molto simpatiche come il gigantesco sorriso spaziale che vedete nella foto.
A presto!

Sara

Smile spaziale (Image credits: NASA)

I MACHO e il micro lensing

Mega ciao!
Parlando di materia oscura vi ho accennato qualcosa riguardo i MACHO, cioè gli oggetti compatti massicci che si trovano nell’alone delle galassie. Questi oggetti sono cadaveri stellari, come nane bianche, pulsar e buchi neri, che non emettono più luce. Adesso vi sorgerà spontanea una domanda: se non emettono luce come facciamo a sapere che ci sono? Tramite un fenomeno chiamato micro lensing, cioè una lente gravitazionale su scala molto ridotta. Quando una stella passa dietro un MACHO e i due oggetti sono perfettamente allineati lungo la nostra linea di vista, abbiamo il fenomeno del micro lensing. La teoria della relatività ci dice che oggetti massicci deformano la struttura dello spazio-tempo, quindi la luce che arriva da dietro il MACHO non procede in linea retta ma curva attorno ad esso. In questo caso la luce della stella risulta amplificata dall’effetto lente. Quindi si osserva un aumento di luminosità della stella, che non è intrinseco alla sorgente (cioè la stella non è variabile) ma è dovuto solo al fenomeno spiegato dalla relatività di zio Albert. L’unico problema è che questi eventi sono molto difficili da osservare in quanto sono abbastanza veloci. Al momento i MACHO osservati nell’alone della Via Lattea sono circa una decina.
A presto!

Sara

Il fenomeno del micro lensing (Image credits: NASA)

La materia oscura e la curva di rotazione delle galassie

Mega ciao!
Ieri abbiamo visto che l’universo è composto da materia ordinaria (4%), materia oscura (23%) ed energia oscura (73%). Della materia ordinaria solo l’8% è costituito da materia luminosa, cioè che possiamo vedere, mentre il restante 92% è costituito da gas molto caldo o molto freddo e da cadaveri stellari non visibili. Perchè è stata introdotta la materia oscura? I motivi sono tre: la materia oscura è necessaria per spiegare i modelli cosmologici di formazione delle strutture (galassie e ammassi di galassie), per spiegare la dinamica delle stelle nelle galassie e degli ammassi di galassie e per poter ottenere un modello di universo che rispecchi le osservazioni. Una delle evidenze dell’esistenza della materia oscura si ha dalle osservazioni delle galassie a spirale, in particolare dalla loro curva di rotazione. La curva di rotazione descrive la velocità a cui le stelle orbitano attorno al centro galattico. Questa velocità è proporzionale alla brillanza superficiale della galassia, al rapporto massa/luminosità e dipende dal rapporto r/h, dove r è il raggio considerato mentre h è il raggio di scala. I dischi delle galassie a spirale dovrebbero presentare una curva di rotazione con velocità che aumenta adando dal centro verso l’esterno, fino ad un valore massimo ad un raggio di circa 10 kpc (per tipici valori di h di 3-4 kpc). Oltre questo raggio la velocità dovrebbe decrescere proporzionalmente alla radice quadrata del raggio (questa parte della curva viene detta tratto kepleriano, in quanto segue lo stesso andamento delle orbite del Sistema Solare descritte dalle leggi di Keplero). Però le curve di rotazione osservate sono ben diverse da quelle predette. Infatti non presentano il tratto kepleriano, ma oltre il punto di massimo la velocità tende ad un valore asintotico, cioè risulta praticamente costante (nella prima immagine si vede il confronto tra la curva di rotazione predetta e quella osservata, mentre nella seconda sono riportate le curve di rotazione di alcune galassie). Come mai? Evidentemente le galassie hanno più massa di quella che possiamo effettivamente osservare. Questa massa in più è data dalla materia oscura. Perchè serve proprio la materia oscura? E’ stato proposto che la massa in più potesse essere data dai MACHO (Massive Compact Halo Objects, oggetti compatti massicci d’alone), che sono oggetti compatti con luminosità praticamente nulla situati nell’alone delle galassie. Il problema è che non ce ne sono abbastanza per spiegare le caratteristiche osservate della curva di rotazione. Quindi al momento serve la materia oscura!
A presto!

Sara

E il Nobel va a… (seconda parte)

Mega ciao!
Qualche giorno fa vi ho parlato delle scoperte fatte da Mayor e Queloz, vincitori insieme a Jim Peebles del Premio Nobel per la Fisica 2019. Questi tre astronomi hanno dato contributi molto diversi in campo astronomico: i primi due hanno studiato i pianeti extrasolari, mentre il terzo ha condotto studi importanti di cosmologia.
Jim Peebles, negli anni ’60, insieme ad alcuni colleghi di Princeton teorizzò l’esistenza della radiazione cosmica di fondo, scoperta poi nel 1964 da Penzias e Wilson, due tecnici della Bell Telephone (che vinsero il Nobel). Ha inoltre dato un notevole contributo alla teria della nucleosintesi primordiale, che spiega come si sono formati gli elementi più pesanti dell’idrogeno dopo il Big Bang. Si pensa che questo processo sia avvenuto nell’intervallo di tempo compreso tra 10 secondi e 20 minuti dopo il Big Bang. Peebles ha dato notevoli contributi allo studio di materia oscura ed energia oscura. Sappiamo infatti che l’universo non è composto solo dalla materia barionica (o ordinaria). Pensate che questa rappresenta solo un misero 4% della composizione dell’universo. Inoltre della materia ordinaria solo l’8% è composto da materia luminosa (cioè visibile), mentre il resto è formato da materia oscura barionica, cioè da gas molto caldo o molto freddo e da stelle morte non più visibili. Il resto dell’universo è composto per il 23% da materia oscura non barionica, cioè formata da particelle di cui non sappiamo assolutamente nulla, e per il 73% da energia oscura. Peebles è stato un pioniere anche nello studio della formazione di strutture cosmiche, cioè lo studio di come si sono formate le galassie, gli ammassi di galassie e le strutture più grandi a partire da piccole fluttuazioni nella densità iniziale. Ha proposto inoltre diversi modelli per spiegare l’universo giovane e la formazione di strutture galattiche.
Geniale!
A presto!

Sara

SOLUZIONE ASTROQUIZ 26: la radiazione cosmica di fondo

Mega ciao!
SOLUZIONE ASTROQUIZ 26
Vi avevo chiesto da dove arriva la radiazione cosmica di fondo. La risposta corretta è: dalle prime fasi di vita dell’universo. Nel 1964 Penzias e Wilson, due tecnici della Bell Technology, stavano conducendo uno studio sulle telecomunicazioni. Durante l’esperimento rilevarono un eccesso di 4,2 K nella temperatura d’antenna, che non riuscivano a spiegare. Confrontandosi con gli scienziati dell’Università di Princeton si resero conto di aver scoperto la radiazione cosmica di fondo, ovvero la radiazione fossile delle prime fasi di vita dell’universo. Per questo motivo nel 1978 vinsero il Premio Nobel per la Fisica. La radiazione cosmica di fondo risale all’epoca della ricombinazione, cioè all’epoca in cui i protoni e gli elettroni si sono uniti a formare atomi di idrogeno. Però non si possono formare direttamente atomi di idrogeno nello stato fondamentale, cioè nello stato a minor energia, in quanto il processo risulta inefficiente. Quindi l’atomo formato ha l’elettrone in un livello energetico più alto. Questo decade rapidamente verso lo stato fondamentale, emettendo un fotone. Questo fotone viene facilmente assorbito da un altro atomo di idrogeno. Una volta che radiazione e materia si sono disaccoppiate, i fotoni sono finalmente liberi di viaggiare nello spazio e sono arrivati fino a noi. La ricombinazione si è verificata circa 379000 anni dopo il Big Bang. La radiazione cosmica di fondo nelle microonde ha una temperatura di corpo nero di 2,725 K, quindi è molto vicina allo zero assoluto (0 K = -273,15°C). La temperatura è così bassa in quanto, dall’epoca di emissione dei fotoni, l’universo si è espanso e si può dimostrare che la temperatura è funzione del redshift, secondo la relazione:
T = 2,725 (1+z)
dove T è la temperatura della radiazione cosmica di fondo e z è il redshift, cioè lo spostamento verso il rosso delle righe spettrali.
Sapendo che l’epoca della ricombinazione si trova a redshift z = 1100, allora la sua temperatura era di circa 3000 K.
A presto!

Sara

Penzias e Wilson
La radiazione cosmica di fondo (Image credits: NASA)

FUUUUU-SIOOOO-NEEEE

Mega ciao!
Tempo fa vi ho raccontato che lo spettro elettromagnetico è composto da più lunghezze d’onda rispetto a quelle che vediamo con i nostri occhi. Ogni banda permette di evidenziare diverse caratteristiche di un oggetto, per cui sono stati costruiti dei telescopi che funzionano a lunghezze d’onda diverse. Il Telescopio Spaziale Hubble funziona prevalentemente nell’ottico, Spitzer nell’infrarosso, mentre Chandra nei raggi X. Proprio con quest’ultimo strumento è stata osservata una galassia situata a circa 1 miliardo di anni luce di distanza (praticamente a due passi da casa nostra) ed è stata trovata la più forte evidenza di un fenomeno eccezionale: la fusione di tre buchi neri. Nell’immagine potete vedere tre galassie che si stanno fondendo tra loro. Nelle regioni centrali sono presenti tre sorgenti X, che corrispondono ai tre buchi neri super massicci che si trovavano nel nucleo delle tre galassie. Questi tre oggetti, che si trovano ad una distanza compresa tra 10000 e 30000 anni luce l’uno dall’altro, sono destinati a fondersi tra loro in un buco nero ancora più massiccio. Questo è testimoniato anche dalla presenza di una grande quantità di gas e polvere che circonda il sistema, caratteristica tipica delle fusioni di buchi neri. Sarà interessante andare a vedere come si evolverà la situazione e studiare il fenomeno in tutte le bande e con gli osservatori di onde gravitazionali (sia lodato Kip).
Buona domenica!

Sara

SDSS J084905.51+111447.2 (Image credits: NASA)