Mega ciao! Nei residui di supernova si può definire un istante in
cui le condizioni di espansione adiabatica, che abbiamo analizzato nel
post di giovedì, non sono più valide. Se il mezzo interstellare ha una
densità di atomo/(cm^3), questo istante si verifica dopo 10^5 anni
dall’esplosione, ad un raggio di circa 40 pc e per una velocità del gas
eiettato di 100 km/s. A questo punto comincia la fase isoterma, che è
caratterizzata da perdita di energia. In queste condizioni il moto
del gas p determinato dalla conservazione della quantità di moto,
secondo il modello per cui il residuo di supernova continua a
raccogliere materiale dal mezzo interstellare. In particolare abbiamo
che la temperatura in uno stretto guscio corrispondente all’onda d’urto è
costante. Nell’immagine qui sotto potete vedere il Cygnus Loop, un
residuo di supernova che dovrebbe trovarsi nella fase isoterma. A presto!
Mega ciao! Abbiamo visto che dopo l’esplosione in supernova il gas eiettato si espande nello spazio, in un processo che possiamo dividere in tre fasi. Per i primi 100-300 anni il gas si espande liberamente, con una velocità supersonica che arriva a circa 10000 km/s. Andiamo ad analizzare la seconda fase dell’espansione. Quando la densità del residuo di supernova diventa paragonabile a quella del mezzo interstellare allora la velocità del materiale eiettato comincia a diminuire. Il gas si espande adiabaticamente, cioè senza scambiare calore con l’ambiente. Valgono comunque le condizioni di conservazione dell’energia, per cui abbiamo che l’energia cinetica è uguale a quella iniziale. In particolare abbiamo quindi che: 0.5*M(t)*v^(2) = E_i dove E_i è l’energia iniziale, mentre la parte sinistra dell’equazione è l’energia cinetica in cui v è la velocità e M(t) è la massa, che nel nostro caso è funzione del tempo t. Come mai la massa dipende dal tempo? Perchè la massa del residuo di supernova aumenta a discapito del mezzo interstellare. La velocità invece diminuisce all’aumentare del raggio. Il passaggio alla fase di espansione adiabatica avviene dopo un tempo che dipende dalla densità del mezzo interstellare: densità maggiori significano che il gas rimarrà nella fase di espansione libera per un tempo inferiore rispetto al caso in cui il mezzo interstellare è meno denso. L’equazione fondamentale che regola l’espasione del gas in questa fase dice che il raggio al tempo t è proporzionale a ((E_i)/(n_i))^(1/5) e a t^(2/5), dove n_i è la densità iniziale del mezzo. Questa, insieme alle equazioni dei fronti d’onda, permette di ricavare i parametri della nube, come la temperatura, che può arrivare a centinaia di milioni di Kelvin, e la densità. A presto!
Mega ciao! Abbiamo visto che il gas espulso dalla stella durante
l’esplosione in supernova non rimane fermo lì, ma si espande e poi si
dissolve nello spazio interstellare. Questo, come vi ho scritto
nell’ultimo post, avviene in tre fasi. La prima è l’espansione libera,
che dura circa 100-300 anni. In questa fase si assume che la densità del
mezzo interstellare sia trascurabile rispetto a quella del materiale
eiettato. Il gas della supernova comprime il gas interstellare, senza
subire una grande decelarazione. Infatti il mezzo interstellare ha
densità talmente bassa da far risultare il cammino libero medio del gas
della supernova di centinaia di parsec. Cosa vuol dire? Significa che la
distanza percorsa tra due urti successivi tra le particelle del residuo
di supernova e il mezzo interstellare è di centinaia di parsec (dove 1
pc = 3.26 anni luce). Si può quindi dire che non si verificano urti
diretti tra le due componenti, ma l’interazione avviene tramite
accoppiamento magnetico. La perturbazione risulta comunque abbastanza
forte da provocare la formazione di onde d’urto altamente supersoniche,
cioè con velocità che superano quella del suono. Infatti la velocità
tipica del suono nel mezzo interstellare è compresa tra 10 e 100 km/s,
mentre la velocità del gas espulso dall’esplosione si aggira attorno ai
10000 km/s. In queste condizioni possiamo calcolare le soluzioni
dell’onda d’urto e ottenere quindi la densità, la pressione e la
temperatura in funzione della densità del mezzo e della velocità di
espansione. Come procede l’espansione del gas dopo questi primi 100-300 anni? Lo scopriremo nella prossima puntata. A presto!
Mega ciao! SOLUZIONE ASTROQUIZ 27 Vi ho chiesto che fine fa
il gas espulso dall’esplosione in supernova di una stella. La risposta
corretta è: si espande nello spazio. Non resta per sempre attorno alla
stella. Sono state infatti scoperte delle nebulose, residui della morte
delle stelle, che non hanno nessun cadavere stellare al loro interno.
Come mai? Le stelle orbitano attorno al centro galattico e possono
migrare, spostandosi fuori dai bracci a spirale e, a volte, verso l’alone
galattico. Una volta espulso, il gas dell’inviluppo procede nello
spazio attorno alla stella. Le sue particelle sono destinate ad avanzare
nello spazio interstellare e ad andare ad unirsi ad altre nebulose, da
cui si formeranno altre stelle, pianeti, asteroidi e comete. I residui
di supernovae attraversano tre fasi evolutive: 1- una breve espansione libera, della durata di circa 100-300 anni; 2- l’espansione adiabatica con sviluppo di una shell (guscio); 3- l’espansione isoterma, in cui la nube si raffredda per irraggiamento. A queste tre fasi segue quella di rimescolamento totale con il mezzo interstellare. A presto!
Mega ciao! Abbiamo visto che una delle evidenze della presenza di
materia oscura nell’universo è la curva di velocità delle galassie. Qui
manca il tratto Kepleriano, cioè il tratto in cui la velocità, dopo
aver raggiunto il massimo ad un raggio di circa 10 kpc, decresce secondo
la stessa modalità delle orbite del Sistema Solare. Invece di questa
decrescita si nota che la velocità tende ad un valore asintotico. Un altra prova della presenza di materia oscura arriva dagli ammassi
di galassie, cioè strutture composte da migliaia di galassie legate
dalla forza di gravità. In particolare, gli astronomi hanno ottenuto il
profilo di brillanza superficiale dell’ammasso della Vergine (Virgo
Cluster). Assumendo che il raggio dell’ammasso sia di 16 Mpc, si trova
una massa totale di 1.8×10^(15) masse solari. La massa entro il Mpc
centrale dell’ammasso è di 6.1×10^(14) masse solari. Usando la
luminosità trovata da analisi fotometriche, si trova un rapporto
massa-luminosità (M/L) di 350 masse solari/luminosità solari. Questo è
un numero altissimo! Infatti se consideriamo le singole galassie che
compongono l’ammasso troviamo che hanno un rapporto M/L di circa 15
masse solari/luminosità solari. La differenza tra questo valore e quello
dell’ammasso è enorme. Cosa significa? Semplice: c’è una grandissima
quantità di materia oscura legata all’alone dell’ammasso o che è stata
sottostimata la quantità di materia oscura legata alle singole galassie! A presto!
Mega ciao! Ieri abbiamo visto come i MACHO siano importanti per
il fenomeno del micro lensing. La teoria della relatività di zio Albert
ci dice che oggetti massicci deformano la struttura dello spazio-tempo.
Questa deformazione influenza le traiettorie delle particelle e dei
fotoni che gli passano abbastanza vicino. Olre al fenomeno del micro
lensing, abbiamo anche quello delle lenti (o lenti forti), che si può
osservare negli ammassi di galassie. Negli ammassi ci sono migliaia
di galassie, alcune sono più vicine a noi, mentre altre sono più
lontane. Può succedere che una galassia si trovi esattamente dietro ad
un’altra, quindi in teoria noi non dovremmo essere in grado di vederla.
Invece la vediamo lo stesso! Infatti la galassia più vicina a noi è
talmente massiccia che deforma la struttura dello spazio-tempo. I fotoni
che arrivano dalla galassia più lontana quindi non vanno più in linea
retta, ma curvano attorno alla galassia che gli sta davanti. Di
conseguenza vediamo la galassia lontana sotto forma di strisce luminose
attorno alla galassia vicina, che a volte producono immagini molto
simpatiche come il gigantesco sorriso spaziale che vedete nella foto. A presto!
Mega ciao! Parlando di materia oscura vi ho accennato qualcosa
riguardo i MACHO, cioè gli oggetti compatti massicci che si trovano
nell’alone delle galassie. Questi oggetti sono cadaveri stellari, come
nane bianche, pulsar e buchi neri, che non emettono più luce. Adesso vi
sorgerà spontanea una domanda: se non emettono luce come facciamo a
sapere che ci sono? Tramite un fenomeno chiamato micro lensing, cioè una
lente gravitazionale su scala molto ridotta. Quando una stella passa
dietro un MACHO e i due oggetti sono perfettamente allineati lungo la
nostra linea di vista, abbiamo il fenomeno del micro lensing. La teoria
della relatività ci dice che oggetti massicci deformano la struttura
dello spazio-tempo, quindi la luce che arriva da dietro il MACHO non
procede in linea retta ma curva attorno ad esso. In questo caso la luce
della stella risulta amplificata dall’effetto lente. Quindi si osserva
un aumento di luminosità della stella, che non è intrinseco alla
sorgente (cioè la stella non è variabile) ma è dovuto solo al fenomeno
spiegato dalla relatività di zio Albert. L’unico problema è che questi
eventi sono molto difficili da osservare in quanto sono abbastanza
veloci. Al momento i MACHO osservati nell’alone della Via Lattea sono
circa una decina. A presto!
Mega ciao! Ieri abbiamo visto che l’universo è composto da
materia ordinaria (4%), materia oscura (23%) ed energia oscura (73%).
Della materia ordinaria solo l’8% è costituito da materia luminosa, cioè
che possiamo vedere, mentre il restante 92% è costituito da gas molto
caldo o molto freddo e da cadaveri stellari non visibili. Perchè è stata
introdotta la materia oscura? I motivi sono tre: la materia oscura è
necessaria per spiegare i modelli cosmologici di formazione delle strutture
(galassie e ammassi di galassie), per spiegare la dinamica delle stelle
nelle galassie e degli ammassi di galassie e per poter ottenere un
modello di universo che rispecchi le osservazioni. Una delle evidenze
dell’esistenza della materia oscura si ha dalle osservazioni delle
galassie a spirale, in particolare dalla loro curva di rotazione. La
curva di rotazione descrive la velocità a cui le stelle orbitano attorno
al centro galattico. Questa velocità è proporzionale alla brillanza
superficiale della galassia, al rapporto massa/luminosità e dipende dal
rapporto r/h, dove r è il raggio considerato mentre h è il raggio di
scala. I dischi delle galassie a spirale dovrebbero presentare una curva
di rotazione con velocità che aumenta adando dal centro verso
l’esterno, fino ad un valore massimo ad un raggio di circa 10 kpc (per
tipici valori di h di 3-4 kpc). Oltre questo raggio la velocità dovrebbe
decrescere proporzionalmente alla radice quadrata del raggio (questa
parte della curva viene detta tratto kepleriano, in quanto segue lo
stesso andamento delle orbite del Sistema Solare descritte dalle leggi
di Keplero). Però le curve di rotazione osservate sono ben diverse da
quelle predette. Infatti non presentano il tratto kepleriano, ma oltre
il punto di massimo la velocità tende ad un valore asintotico, cioè
risulta praticamente costante (nella prima immagine si vede il confronto
tra la curva di rotazione predetta e quella osservata, mentre nella
seconda sono riportate le curve di rotazione di alcune galassie). Come
mai? Evidentemente le galassie hanno più massa di quella che possiamo
effettivamente osservare. Questa massa in più è data dalla materia
oscura. Perchè serve proprio la materia oscura? E’ stato proposto che la
massa in più potesse essere data dai MACHO (Massive Compact Halo
Objects, oggetti compatti massicci d’alone), che sono oggetti compatti
con luminosità praticamente nulla situati nell’alone delle galassie. Il
problema è che non ce ne sono abbastanza per spiegare le caratteristiche
osservate della curva di rotazione. Quindi al momento serve la materia
oscura! A presto!
Mega ciao! SOLUZIONE ASTROQUIZ 26 Vi avevo chiesto da dove
arriva la radiazione cosmica di fondo. La risposta corretta è: dalle
prime fasi di vita dell’universo. Nel 1964 Penzias e Wilson, due tecnici
della Bell Technology, stavano conducendo uno studio sulle
telecomunicazioni. Durante l’esperimento rilevarono un eccesso di 4,2 K
nella temperatura d’antenna, che non riuscivano a spiegare.
Confrontandosi con gli scienziati dell’Università di Princeton si resero
conto di aver scoperto la radiazione
cosmica di fondo, ovvero la radiazione fossile delle prime fasi di vita
dell’universo. Per questo motivo nel 1978 vinsero il Premio Nobel per la
Fisica. La radiazione cosmica di fondo risale all’epoca della
ricombinazione, cioè all’epoca in cui i protoni e gli elettroni si sono
uniti a formare atomi di idrogeno. Però non si possono formare
direttamente atomi di idrogeno nello stato fondamentale, cioè nello
stato a minor energia, in quanto il processo risulta inefficiente.
Quindi l’atomo formato ha l’elettrone in un livello energetico più alto.
Questo decade rapidamente verso lo stato fondamentale, emettendo un
fotone. Questo fotone viene facilmente assorbito da un altro atomo di
idrogeno. Una volta che radiazione e materia si sono disaccoppiate, i
fotoni sono finalmente liberi di viaggiare nello spazio e sono arrivati
fino a noi. La ricombinazione si è verificata circa 379000 anni dopo il
Big Bang. La radiazione cosmica di fondo nelle microonde ha una
temperatura di corpo nero di 2,725 K, quindi è molto vicina allo zero
assoluto (0 K = -273,15°C). La temperatura è così bassa in quanto,
dall’epoca di emissione dei fotoni, l’universo si è espanso e si può
dimostrare che la temperatura è funzione del redshift, secondo la
relazione: T = 2,725 (1+z) dove T è la temperatura della
radiazione cosmica di fondo e z è il redshift, cioè lo spostamento verso
il rosso delle righe spettrali. Sapendo che l’epoca della ricombinazione si trova a redshift z = 1100, allora la sua temperatura era di circa 3000 K. A presto!
Mega ciao! SOLUZIONE ASTROQUIZ 25 Vi avevo chiesto quante
esplosioni in supernova sono state osservate nella nostra galassia. La
risposta corretta è: meno di dieci. Infatti, nonostante nella Via Lattea
ci sia un numero enorme di stelle, questi eventi non sono semplici da
osservare. Si stima che si dovrebbe verificare un’esplosione ogni 30-50
anni, ma la maggior parte della nostra galassia è invisibile a causa
dell’assorbimento da parte del mezzo interstellare. Le supernove più famose osservate nel corso della storia sono: – SN 185, osservata dai cinesi nel 185 vicino alla stella Alpha Centauri;
– SN 1006, la cui osservazione venne riportata da astronomi europei e
asiatici, situata nella costellazione del Lupo a circa 7200 anni luce;
– SN 1054, ovvero la supernova che ha dato origine alla Crab Nebula e
alla pulsar che si trova al suo centro, è stata osservata
dettagliatamente dagli astronomi cinesi nel 1054. Questo oggetto è
ancora oggi molto importante e gli astronomi lo stanno ancora studiando,
per capirne l’evoluzione; – SN 1572, osservata dall’astronomo
danese Tycho Brahe, situata nella costellazione di Cassiopea a circa
8000 anni luce di distanza; – SN 1604, scoperta dal grande Keplero,
nella costellazione dell’Ofiuco a circa 20000 anni luce di distanza.
Questa è stata l’ultima supernova osservata nella Via Lattea. Le
supernove sono oggetti veramente interessanti e ne vengono scoperte di
nuove ogni altro giorno in altre galassie. Adesso starete pensando:
com’è possibile scoprire supernove in altre galassie se facciamo fatica a
vedere quelle nella Via Lattea? La risposta è semplice: si fanno delle
cosiddette survey di galassie, cioè si scattano foto alle stesse
galassie in tempi diversi. Se nella nuova foto trovate una stellina in
più, allora avete scoperto una supernova. E’ molto più semplice scoprire
supernove in altre galassie in quanto, se osservate fuori dal piano
della Via Lattea, avete un assorbimento interstellare decisamente
minore. A presto!