Il James Webb è partito

Mega ciao!

Come sta andando il Natale? Avete seguito il lancio del James Webb Space Telescope? Direi che, nonostante tutti i ritardi, ne è valsa la pena! Ariane 5 ha portato nello spazio il telescopio senza nessun problema. Vi siete accorti che nella diretta della NASA si vedeva il grafico con la traiettoria del razzo? Rispecchiava alla perfezione i calcoli fatti in precedenza! Pazzesco! Bellissimo! E avete visto le immagini del telescopio quando si è staccato dal razzo? Ancora più belle! Dai che il primo passo è fatto. Tra tre giorni arriverà alla distanza della Luna e tra circa un mese sarà al punto lagrangiano L2. L’ansia iniziale è quasi passata. Adesso restano solo sei mesi di panico per completare tutti i test. Continuate a sostenere il James Webb Space Telescope! Dai che a giugno arriveranno le prime immagini! Sarà una cosa pazzesca! Nell’infrarosso si vedono tante belle cose. Poi si potranno fare delle combo incredibili, tipo quelle di Tekken 3, però con il James Webb, l’Hubble e Chandra, mescolando un po’ di infrarosso con l’ottico e l’X. Preparatevi psicologicamente ad essere bombardati da una miriade di nuove scoperte spaziali!

Buon Natale ancora 🙂

A presto!

Sara

Il James Webb Space Telescope nello spazio (Image credits: NASA)

70 vagabondi nella Via Lattea

Mega ciao!

La ricerca di pianeti extrasolari è uno dei campi più lanciati dell’astronomia moderna. Dalla scoperta dei primi tre pianeti rocciosi attorno ad una pulsar nel 1992, sono state sviluppate diverse tecniche di ricerca e intere missioni spaziali sono state destinate solamente a questo obiettivo. Di solito si cercano esopianeti nella fascia di abitabilità del proprio sistema planetario, cioè in quella regione in cui le temperature sono tali da permettere la presenza di acqua liquida. Perchè cerchiamo proprio lì?

Sapete che l’acqua è indispensabile per la vita come la conosciamo sulla Terra, quindi si pensa di avere più probabilità di trovare i nostri cugini “omini verdi” concentrando la ricerca in questa zona. Spesso però si trovano pianeti in regioni completamente diverse e che possono avere caratteristiche terribili per la vita, come WASP 76 b. Questo pianeta è un gioviano caldo in rotazione sincrona, le cui temperature sono tali da far piovere ferro. Ma i pianeti sono tutti in orbita attorno ad una stella?

La risposta è no! Esistono anche pianeti vaganti, cioè non legati gravitazionalmente ad alcuna stella. Vi dirò di più! Sono stati appena scoperti 70 pianeti gioviani vaganti nella nostra galassia. Di solito è praticamente impossibile ottenere immagini dirette di questi oggetti, ma il gruppo che li ha scoperti ha basato la ricerca sul fatto che nei primi milioni di anni della loro vita sono abbastanza caldi da brillare. I 70 pianeti sono collocati in una regione di formazione stellare tra le costellazioni dello Scorpione e dell’Ofiuco (la tredicesima costellazione dello zodiaco). Per scovare questi pianeti erranti sono state analizzate immagini riprese nel corso di 20 anni. In particolare, hanno misurato i moti, i colori e le luminosità di decine di milioni di sorgenti. Le più deboli sono state identificate come pianeti.

Lo studio di questi oggetti può fornire informazioni sulla loro origine. Sarà infatti interessante capire se sono stati espulsi da un sistema planetario instabile o se si sono formati direttamente isolati nello spazio da una nube troppo piccola per formare una stella.

A presto!

Sara

Le posizioni dei pianeti vaganti nella Via Lattea (Image credits: ESO)

Sfiorando il Sole

Mega ciao!

Prima di tornare alla soluzione dell’astroquiz 42 (ci manca ancora da analizzare come gli ammassi globulari possono essere utilizzati per misurare la distanza di una galassia) voglio portarvi verso la nostra stella.

Due giorni fa Parker Solar Probe ha lasciato un segno indelebile nello studio del Sole, diventando la prima sonda ad entrare nella sua corona, la parte più alta dell’atmosfera solare visibile durante le eclissi totali. La nostra stella ovviamente non ha una superficie solida, ma è composta da gas (soprattutto idrogeno ed elio). Nel nucleo avvengono le reazioni di fusione nucleare, con cui quattro atomi di idrogeno vengono fusi in un atomo di elio. Perchè queste reazioni possano avvenire sono necessarie temperature estremamente elevate (si parla di milioni di gradi). Man mano che ci allontaniamo dal nucleo le temperature si abbassano. Questo gradiente è fondamentale per il trasporto di calore verso l’esterno. La temperatura della fotosfera solare è di appena 5537.8°C, ma torna a salire nelle regioni più esterne, superando il milione di gradi nella corona. Parte delle particelle del Sole vengono espulse tramite il vento solare, in quanto a grande distanza dal nucleo la forza di gravità e il campo magnetico sono troppo deboli per trattenerle. Il punto che segna la transizione tra l’atmosfera e il vento solare è chiamato superficie critica di Alfvén. Le particelle che attraversano questo punto danno il via al vento solare e trascinano il campo magnetico in giro per il nostro sistema planetario. Grazie alla Parker Solar Probe oggi sappiamo che la superficie critica di Alfvén si trova a circa 18.8 raggi solari, cioè circa 13 milioni e 76 mila chilometri. La sonda è passata più volte dentro e fuori la corona, scoprendo che non ha la forma di una sfera liscia e regolare, ma presenta picchi e valli. Determinare da dove arrivano queste protusioni ci aiuterà a capire come gli eventi sul Sole influenzano l’atmosfera e il vento solare. La sonda è scesa fino a 15 raggi solari ed è passata attraverso una struttura chiamata pseudostreamer, una struttura massiccia che sale dalla superficie solare ed è visibile durante le eclissi. Passare attraverso questa pseudostramer è stato come trovarsi nell’occhio di un ciclone. In questa regione il campo magnetico è abbastanza forte da dominare i movimenti delle particelle e, di conseguenza, si trova all’interno della superficie di Alfvén. La sonda continuerà a spiraleggiare vicino al Sole e raggiungerà una distanza di appena 8.86 raggi solari. Ci aspettiamo un sacco di scoperte interessanti!

A presto!

Sara

Flussi coronali (Image credits: NASA)

Notizie da un buco nero

Mega ciao!

Completeremo domani la spiegazione dell’ultimo astroquiz. Oggi volevo parlarvi di una notizia fresca di pubblicazione, del corso appena concluso e chiedervi una cosa importantissima!

Guardate che immagine pazzesca! E’ la regione vicino a Sgr A*, il buco nero supermassiccio al centro della Via Lattea. Ottenuta grazie al Very Large Telescope Interferometer, combinando i dati di tutti è quattro i telescopi riflettori da 8.2 metri di diametro, questa è l’immagine più profonda del centro galattico. Pensate che l’ingrandimento è 20 volte superiore di quello ottenuto dalle osservazioni precedenti!

Vi ricordo che Sgr A* è stato oggetto di intensi studi a partire dagli anni ’90. In particolare, lo studio della stella S2, che vediamo compiere un’orbita ellittica attorno ad un punto in cui non si vede assolutamente nulla, ha portato alla scoperta del buco nero supermassiccio. Questa stella orbita attorno al centro galattico in circa 15.78 anni, con un pericentro a 17 ore luce e un semiasse maggiore di 5.5 giorni luce. Dai parametri orbitali e usando la terza legge di Keplero, Andrea Ghez e i suoi collaboratori hanno stimato la massa del buco nero, che è risultata di circa 4.1 milioni di masse solari.

Questo nuovo studio ha permesso la scoperta di una stella mai osservata prima, chiamata S300. Inoltre la stella S29 è stata osservata nel momento di minima distanza dal centro galattico. Pensate che è passata ad appena 13 miliardi di chilometri dal buco nero, alla velocità di 8740 km/s. Seguendo queste stelle nelle loro orbite risulta chiaro che si muovono esattamente come predetto dalla Teoria della Relatività Generale di zio Albert Einstein. Inoltre, è stato possibile stimare in modo più preciso la massa dell’oggetto compatto e la nostra distanza dal centro galattico, che sono risultate rispettivamente di 4.3 milioni di masse solari e 27000 anni luce.

Ah, che bello! Quanto mi piacciono i buchi neri!

Detto ciò, passiamo ad altro. Lunedì si è concluso il nostro Corso Base di Astronomia Online. Volevo ringraziare ancora tutti i partecipanti, che sono saliti a bordo della nostra astronave e hanno viaggiato con noi verso galassie lontane miliardi di anni luce 🙂

E adesso arriva la domanda fondamentale: sareste interessati ad un corso avanzato? Se sì, che argomenti vi piacerebbe venissero trattati? Scatenatevi nei commenti!

A presto!

Sara

La regione nei pressi del centro galattico (Image credits: ESO)

Il ritorno del bagigio spaziale

Mega ciao!

Vi ricordate la missione Rosetta? Qualche anno fa la sonda ha visitato la cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko, producendo delle immagini spettacolari e sfornando dati importanti che ci hanno permesso di avere una visione più chiara di questi relitti del disco protoplanetario da cui si è formato il Sistema Solare. La missione ha avuto qualche problema a partire dal fatto che la cometa non era liscia e tranquilla come sembrava dalle immagini dell’Hubble, ma sembrava più un gigantesco bagigio spaziale. Questo ha complicato la scelta della zona di atterraggio di Philae, il piccolo rover che doveva andare a spasso per la cometa e raccogliere campioni da analizzare. Come se non bastasse, Philae è rimbalzato per un malfunzionamento degli arpioni ed è atterrato in un crepaccio…al buio…e con una zampa rivolta verso l’alto.

Detto ciò, passiamo al motivo per cui sto riportando a galla la 67P. La cometa sta ripassando per il Sistema Solare interno, quindi dovete fare due cose:

1- armatevi di telescopio o binocolo perchè sarà visibile proprio in queste sere;

2- uscite e cominciate a soffiare altrimenti invece della cometa vedrete solo nuvole.

A presto!

Sara

La cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko (Image credits: ESA)

Un esopianeta extragalattico

Mega ciao!

A quanto pare anche quest’anno Natale arriva in anticipo. La NASA ha annunciato che Chandra, l’osservatorio spaziale che opera nei raggi X, potrebbe aver scoperto per la prima volta in assoluto un pianeta orbitante attorno ad una stella al di fuori della Via Lattea! Il candidato esopianeta si trova nella galassia M51, detta anche galassia Whirlpool (Vortice), a circa 28 milioni di anni luce di distanza da noi. Come si scoprono esopianeti in galassie lontane?

In questo caso hanno usato il metodo dei transiti, che consiste nell’osservare variazioni nella curva di luce di una stella dovute al transito di un pianeta lungo la nostra linea di vista, però nei raggi X. In particolare, sono state analizzate le curve di luce di binarie X, cioè di sistemi binari contenenti un buco nero o una stella di neutroni in accrescimento. La regione del disco di accrescimento in cui vengono prodotti raggi X è piccola, quindi se un pianeta le passa davanti blocca tutta (o quasi tutta) la sua emissione. Quali sono le caratteristiche del sistema scoperto?

M51-ULS-1 è un sistema binario contenente un buco nero o una stella di neutroni e una stella compagna con una massa di 20 masse solari. Il transito osservato è durato per circa 3 ore, durante cui la luminosità X è scesa a zero. Da questi dati è stato possibile stimare le dimensioni del candidato esopianeta, che dovrebbero essere circa uguali a quelle di Saturno, e il raggio della sua orbita, che dovrebbe essere il doppio della distanza tra Saturno e il Sole. Serviranno ovviamente più dati per confermare la presenza di questo esopianeta, ma questa scoperta è veramente eccezionale!

A presto!

Sara

Sovrapposizione dell’immagine ottica, ripresto con il Telescopio Spaziale Hubble, e dei dati X, ripresa dall’osservatorio spaziale Chandra, di M51 (Image credits: NASA)

Un’atmosfera per Europa

Mega ciao!

I quattro satelliti galileiani hanno sempre attirato l’attenzione degli astronomi per le loro caratteristiche particolari. Europa, trovandosi insieme ad Io tra Giove e Ganimede e Callisto, è soggetto ad intense forze mareali. Cosa significa?

Che gli succede la stessa cosa che sulla Terra è provocata dalla Luna e dal Sole. Le forze mareali sul nostro pianeta provocano l’alta e la bassa marea, ma non scatenano eventi catastrofici. Su Io ed Europa invece il discorso è diverso. La superficie di Io viene deformata di 600 km, quindi ci sono periodi in cui il satellite è 600 km più grande.

Su Europa le forze di marea provocano delle spaccature nella crosta ghiacciata. Con le sonde è stato visto che i blocchi di ghiaccio slittano l’uno rispetto all’altro, quindi c’è un oceano d’acqua lì sotto, e ci sono geyser che eruttano materiale nello spazio. Ma arriva la novità!

Il Telescopio Spaziale Hubble ha scoperto evidenze della presenza di vapore acqueo in uno dei due emisferi di Europa. Il vapore acqueo era già stato trovato in corrispondenza dei geyser, ma i nuovi dati suggeriscono la presenza di un’atmosfera permanente nell’emisfero opposto alla direzione del moto orbitale. Questa scoperta è importante in vista delle missioni Europa Clipper e Juice, che andranno ad esplorare il sistema gioviano nei prossimi anni.

A presto!

Sara

Europa (Image credits: NASA)

Jezero e l’antica acqua marziana

Mega ciao!

Notizia bomba appena arrivata da Marte. Ricordate che a febbraio la sonda Perseverance è arrivata sul Pianeta Rosso? Il sito destinato all’ammartaggio, il cratere Jezero, era stato scelto perchè dalle mappe sembrava che ci fosse un letto di fiume secco che vi entrava e uno che ne usciva. Ebbene Perseverance ha appena confermato che il cratere Jezero un tempo era pieno d’acqua. La scoperta è il risultato dello studio delle immagini ottenute dalla sonda delle ripide scarpate del delta, formate dall’accumulo di sedimenti all’imboccatura del fiume che portava acqua verso il cratere. Le immagini hanno rivelato che miliardi di anni fa, quando la pressione atmosferica marziana era abbastanza elevata da permettere la presenza di acqua liquida sulla superficie del pianeta, ci sono state diverse inondazioni che hanno portato rocce e detriti nel cratere da regioni esterne. Queste scoperte sono particolarmente interessanti in vista della missione Mars Sample Return, con cui i campioni di terreno raccolti da Perseverance saranno portati sulla Terra per essere analizzati. E’ importante infatti capire dove sia meglio raccogliere campioni, visto che l’obiettivo principale è di verificare se un tempo su Marte fosse presente la vita.

Volete saperne di più sul Pianeta Rosso? Ne parleremo tantissimo durante il Corso Base di Astronomia Online. Per informazioni chiamatemi al numero 3290689207 o inviate una mail entro l’11 ottobre all’indirizzo astrofilidischio@gmail.com

A presto!

Sara

Il cratere Jezero (Image credits: NASA)

Film spaziali e dove girarli

Mega ciao!

Avete presente che tempo fa Tom Cruise aveva annunciato che avrebbe girato un film nello spazio? Il tutto ovviamente con l’appoggio di SpaceX e della NASA. Ebbene, i russi l’hanno battuto sul tempo! Infatti ieri l’attrice Yulia Peresild e il regista Klim Shipenko sono partiti a bordo di una navicella Soyuz alla volta della Stazione Spaziale Internazionale. A bordo della ISS gireranno un pezzo del film “Challenge”, in cui un chirurgo deve partire in fretta per la stazione spaziale per salvare un astronoauta con problemi di cuore. Peresild e Shipenko resteranno nello spazio per 12 giorni. Non vedo l’ora che esca questo film!

Vi ricordo che avete tempo fino all’11 ottobre per iscrivervi al nostro Corso Base di Astronomia Online. Per informazioni chiamatemi al numero 3290689207.

A presto!

Sara

Alla scoperta di Mercurio con BepiColombo

Mega ciao!

Cosa farà la sonda BepiColombo su Mercurio? L’obiettivo della missione è rispondere a cinque domande fondamentali:

1- Dove si è formato Mercurio? Questa domanda può sembrare un po’ strana, ma la sonda MESSENGER ha trovato una quantità di potassio troppo alta rispetto al torio radioattivo. Il rapporto tra questi due elementi è strettamente legato alla temperatura dell’ambiente in cui si formano i pianeti, quindi è probabile che Mercurio si sia formato in un punto diverso del Sistema Solare e sia solo successivamente migrato nell’attuale orbita.

2- C’è veramente acqua su Mercurio? Sempre grazie alla sonda MESSENGER della NASA sono state trovate forti evidenze della presenza di ghiaccio d’acqua nei crateri ai poli di Mercurio. La sonda BepiColombo ha la strumentazione adatta per confermare questa scoperta e per determinare la quantità di acqua eventualmente presente sul pianeta.

3- Mercurio è vivo o morto? In alcune regioni del pianeta sono presenti caratteristiche superficiali tipiche lasciate dall’evaporazione di materiale. La missione BepiColombo determinerà quindi se il pianeta è ancora geologicamente attivo.

4- Perchè Mercurio è così scuro? Il pianeta, sebbene richiami in molti aspetti la nostra Luna, risulta molto più scuro del nostro satellite. Infatti riflette solo i 2/3 della luce rispetto ai materiali lunari. Lo strumento MERTIS (uno spettrometro che opera nell’infrarosso termico) permetterà di ottenera la mappa dettagliata della distribuzione di minerali sulla superficie di Mercurio.

5- Come fa Mercurio ad avere un campo magnetico? Il pianeta dovrebbe essere troppo piccolo per generare un campo magnetico, ma ce l’ha, anche se è 100 volte più debole di quello terrestre. Si pensava che il nucleo di Mercurio fosse solido, ma la presenza di un campo magnetico suggerisce che ci deve essere del materiale fuso all’interno del pianeta. Inoltre le maree provocano una variazione delle sue dimensioni lungo la sua orbita attorno al Sole. BepiColombo misurerà in modo preciso queste variazioni, permettendo di stimare le dimensioni del nucleo liquido.

Volete saperne di più sui pianeti?

Iscrivetevi al nostro Corso Base di Astronomia Online! Per info chiamatemi al numero 3290689207.

A presto!

Sara

Mercurio (Image credits: NASA)