Mega ciao! Siete pronti per la conferenza di stasera? Noi si!
Siamo carichi!!!! Vi aspettiamo a Palazzo Toaldi Capra a Schio. La
conferenza, in cui la Professoressa Paola Marigo ci porterà alla
scoperta dell’evoluzione stellare, inizierà alle 21:00. L’evento è aperto a tutti e l’ingresso è libero fino ad esaurimento posti.
Vi ricordo che, dopo la conferenza, sarà possibile iscriversi al Gruppo
Astrofili di Schio per l’anno 2020. Se avete bisogno di informazioni
riguardo i costi e quali sono i vantaggi per chi si iscrive alla nostra associazione stellare scrivetemi o chiamatemi al numero 3290689207. A stasera!
Mega ciao! Vi ricordo che domani sera la sede resterà chiusa. Vi
aspettiamo a Palazzo Toaldi Capra a Schio alle ore 21:00 per la
conferenza dal titolo “La Vita delle Stelle” della Professoressa Paola
Marigo. Inoltre sono APERTE LE ISCRIZIONI al Gruppo Astrofili di
Schio per l’anno 2020. Se siete appassionati di astronomia e volete
iscrivervi alla nostra associazione lo potrete fare dopo la conferenza.
Il costo dell’iscrizione è di 25€ (15€ per gli studenti). Se avete
bisogno di qualche informazione al riguardo scrivetemi o chiamatemi al numero 3290689207. A presto!
Mega ciao!
Vi ricordo che venerdì 14 febbraio la sede resterà chiusa. Vi
aspettiamo a Palazzo Toaldi Capra per il primo evento del ciclo “Schio
Ultima Frontiera – terza edizione”, in cui la Professoressa Paola
Marigo, docente di astrofisica presso l’Università di Padova, ci parlerà
di evoluzione stellare in una conferenza dal titolo “La vita delle
stelle”. Vi aspettiamo numerosi!
Mega ciao! Edwin Hubble, una volta scoperto che M31 non era una
nebulosa ma una galassia, andò a studiare le “nebulose” presenti nelle
vecchie lastre fotografiche e scoprì che molte di queste erano galassie.
Si accorse che avevano forme diverse, quindi decise di studiarle dal
punto di vista morfologico. Arrivò a pubblicare l’atlante morfologico
delle galassie, in cui ha raggruppato questi oggetti in quattro grandi
famiglie, riassunte nel diagramma a diapason. Andiamo ad analizzare
le caratteristiche delle divese tipologie di galassie partendo dalla
parte sinistra del diagramma, in cui troviamo le ellittiche (E). Le
galassie ellittiche si dividono in dei sottotipi, indicati con i numeri
da 0 a 7, in base a quanto l’ellisse è schiacciata. Le E0 sono sferiche,
mentre le E7 sono ellissi estremamente schiacciate. Le classi da E1 ad
E6 sono intermedie tra le due. Per determinare a quale sottotipo
appartiene una galassia bisogna calcolarne l’ellitticità, cioè il suo
schiacciamento. Per fare ciò basta ricordare che le ellissi sono dotate
di un asse maggiore (a) e di un asse minore (b). L’ellitticità (e) della
galassia sarà: e = 1 – (b/a) mentre per trovare la classe di
appartenenza, ovvero che numero bisogna mettere accanto alla E, basta
moltiplicare l’ellitticità per 10. Le galassie ellittiche sono
caratterizzate dall’assenza di polvere e gas interstellare. Inoltre sono
formate da stelle vecchie. Questo ci dice che tutto il mezzo
interstellare è già stato utilizzato per formare le stelle che
compongono queste galassie. L’assenza di stelle giovani è dovuta proprio
al fatto che non c’è più abbastanza gas, infatti le stelle si formano
dalle nubi molecolari, cioè da nuvolette di gas e polvere che si trovano
nello spazio interstellare. Se queste non sono presenti non si possono
formare altre stelle. Ora guardate bene l’immagine della galassia
ellittica supergigante M87. Notate che ci sono dei puntini luminosi
immersi nella luce delle regioni esterne della galassia? Sapete cosa
sono? Sono gli ammassi globulari di M87! A presto!
Mega ciao! Abbiamo visto come Hubble, utilizzando le variabili
cefeidi, ha determinato che la “nebulosa” di Andromeda era una galassia e
si trovava ben al di fuori della Via Lattea. Andando a studiare le
vecchie lastre fotografiche degli oggetti nebulari scoprì che molti di
questi erano delle galassie. Dalle immagini notò che queste potevano
avere forme molto diverse le une dalle altre, quindi decise di studiarle
e catalogarle dal punto di vista morfologico. La classificazione
delle galassie di Hubble può essere riassunta nel cosiddetto Turning
Fork Diagram (il diagramma a diapason), in cui si riconoscono quattro
famiglie principali di galassie: ellittiche, lenticolari, a spirale e
irregolari. Dalla figura potete vedere che il diagramma parte con le
galassie ellittiche (E) a sinistra, poi si divide in due bracci: in
quello superiore si trovano le galassie normali, mentre in quello
inferiore si trovano le galassie barrate. All’inizio della biforcazione
ci sono le lenticolari, poi le spirali ed infine, fuori dai due bracci,
si trovano le irregolari. Quali sono le differenze tra queste categorie
di galassie? Lo scopriremo nelle prossime puntate. A presto!
Mega ciao! Abbiamo parlato del Grande Dibattito sulla natura delle “nebulose a spirale” che ha coinvolto in particolare gli astronomi Harlow Shapley e Heber Curtis. Possiamo dire che Shapley è partito da argomentazioni corrette ma è arrivato alle conclusioni sbagliate. Secondo lui infatti il Sole non si trovava al centro della Via Lattea e le dimensioni della nostra galassia fossero di 300 mila anni luce, ma era convinto che le spirali fossero solo nebulose. Curtis invece partì da presupposti sbagliati ma arrivò alle giuste conclusioni. Lui pensava infatti che il Sole si trovasse al centro della Via Lattea e che le dimensioni della nostra galassia fossero di appena 30 mila anni luce, ma era convinto che le spirali fossero altre galassie e che fossero delle “isole” nell’universo. Per risolvere la questione bisognerà aspettare Edwin Hubble. L’astronomo utilizzò le stelle variabili cefeidi scoperte nei bracci a spirale della “nebulosa di Andromeda” per determinarne la distanza. Infatti c’è una relazione che lega il periodo di variazione e la luminosità di queste stelle. Da questa relazione si nota che a periodi più lunghi corrispondono luminosità più elevate. La formula è: <M_v> = -2.80*log(P) – 1.43 dove <M_v> è la magnitudine assoluta media in banda V e P è il periodo espresso in giorni. Una volta nota la magnitudine assoluta possiamo calcolare la distanza invertendo la seguente formula: m – <M_v> = 5*log(d) – 5 dove m è la magnitudine apparente e d è la distanza espressa in parsec. Utilizzando una cefeide scoperta nella “nebulosa di Andromeda” con un periodo di 537.3 ore e con una magnitudine apparente in banda V di 19.09 mag, facendo tutti i conti si trova che questo oggetto è situato ad una distanza di 724 kpc, cioè 2 milioni e 362 mila anni luce. Con questi calcoli Hubble dimostrò che la “nebulosa di Andromeda” era un oggetto extragalattico e decise di andare a controllare tutte le vecchie lastre fotografiche delle “nebulose” per verificare quante di queste fossero delle galassie. Scoprì che questi oggetti potevano avere morfologie molto diverse e cominciò l’analisi che lo portò a pubblicare l’atlante morfologico delle galassie. To be continued…. A presto!
Mega ciao! Torniamo alle nostre galassie. Abbiamo visto che
Shapley, studiando la distribuzione degli ammassi globulari, aveva
stabilito che il Sistema Solare si trova ben al di fuori del centro
della Via Lattea. Tuttavia l’astronomo pensava che le “nebulose a
spirale” facessero parte della nostra galassia. Abbiamo visto inoltre
che Curtis, andando a studiare le vecchie lastre fotografiche, aveva
scoperto delle supernovae in due di questi oggetti e le aveva utilizzate
per calcolarne la distanza,
determinando che doveva trattarsi di oggetti extragalattici. Grazie alla
scoperta di S Andromedae ha determinato che la “nebulosa di Andromeda”
doveva trovarsi a circa 1 milione di anni luce di distanza. Queste
diverse idee sfociarono nel Grande Dibattito. Shapley sostenne che le
“nebulose a spirale” non potevano trovarsi fuori dalla Via Lattea perchè
altrimenti la luminosità di S Andromedae sarebbe dovuta essere molto
più grande rispetto a quella di altre novae trovate in M31. Inoltre la
misura della velocità di rotazione dei bracci a spirale di queste
“nebulose”, calcolate dall’astronomo Adriaan van Maanen, sarebbe
risultata troppo grande nel caso in cui questi oggetti fossero di natura
extragalattica. Pensate che la velocità dei bracci a spirale risultava
prossima, se non superiore, a quella della luce! Dite che i conti fatti
da van Maanen erano corretti? Dall’altra parte Curtis arrivò alla
conclusione che la nostra galassia non doveva avere un diametro
superiore ai 30 mila anni luce e il Sole doveva trovarsi al suo centro.
Inoltre le spirali non potevano appartenere alla nostra galassia ma
dovevano essere degli “universi isola”. Ammise però che, se i calcoli di
van Maanen si fossero rivelati corretti, le spirali dovevano essere
solamente delle nebulose. Nessuno dei due astronomi riuscì a
convincere l’altro ed era chiaro che sarebbe stato necessario
raccogliere più dati per arrivare alla soluzione di questo grande
dilemma. Come potete già notare da quanto scritto sopra entrambi gli
astronomi avevano palesemente torto su alcuni aspetti delle loro teorie,
mentre avevano ragione su altri. Bisognerà però aspettare il grande
Edwin Hubble per trovare finalmente la risposta definitiva sulla natura
delle “nebulose a spirale”. To be continued… A presto!
Mega ciao!
Oggi celebriamo il 90° compleanno di un eroe dell’esplorazione
spaziale: il mitico Buzz Aldrin. Nel lontano 16 luglio del 1969 Buzz è
salito insieme a Neil Armstrong e Michael Collins a bordo dell’Apollo
11. Dopo aver svolto tutti i controlli e aver fatto il conto alla
rovescia, i motori del Saturn V si sono accesi e questo razzo alto più
di 110 metri con un boato ha sparato i tre astronauti nello spazio.
L’ambizioso obiettivo della missione era, come annunciato dal presidente
John Kennedy in un discorso tenuto al congresso nel 1961, di portare un
uomo ad atterrare sulla Luna e di riportarlo indietro sano e salvo.
Dopo 4 giorni di viaggio, Neil e Buzz si sono trasferiti nel modulo
lunare, quella parte della navicella spaziale che gli avrebbe consentito
di allunare, mentre Michael Collins è rimasto a bordo del modulo di
comando e aveva l’importantissimo compito di agganciare il LEM quando
fosse tornato indietro a missione compiuta. Una volta a bordo del LEM,
Neil e Buzz hanno cominciato la discesa verso la superficie lunare ma,
ad un certo punto, si sono accorti che la zona destinata all’atterraggio
non era liscia come si pensava, quindi non era adatta a far atterrare
una navicella spaziale. Gli ordini della NASA erano chiari: in caso di
problemi la missione doveva essere annullata e i due astronauti dovevano
tornare indietro. Chiaramente loro hanno ignorato questa direttiva
perchè, diciamocelo, fa figo essere i primi uomini ad atterrare sulla
Luna! Quindi Neil ha spostato velocissimamente il LEM finchè non ha
trovato una zona un po’ più liscia e finalmente ha pronunciato le parole
magiche che hanno fatto esultare tutto il mondo (tranne i russi):
“Houston, qui base della Tranquillità….Eagle è atterrato!”. A questo
punto gli astronauti non stavano più nella pelle, volevano scendere
dall’astronave. Hanno indossato le mega tutone spaziali, hanno aperto
l’oblò e…si sono accorti che le tute erano talmente ingombranti che
non riuscivano a passare bene. Le conversazioni hanno preso una piega
inaspettata: potevate sentire Buzz dare indicazioni a Neil su che
posizione prendere per uscire. Potevate sentirlo dire al compagno di
spostarsi un po’ più in alto, leggermente più indietro, a destra, ecc
(il tutto ovviamente in diretta tv)…e finalmente è uscito! Ha sceso le
scalette del LEM, ripreso dalla telecamera che avevano fatto uscire da
una delle zampe dell’astronave, e, dopo aver controllato attentamente il
terreno circostante, ha appoggiato il piede sinistro sulla superficie
lunare. Dopo un po’ anche Buzz è riuscito a scofiggere l’oblò, ha
raggiunto Neil, piantato la bandiera americana e ha cominciato a
saltellare come un canguro. La Luna ha una forza di gravità minore
rispetto alla Terra. Unite questo aspetto alle tutone ingombranti e
dovrete imparare a camminare di nuovo. Dopo aver posizionato tutti gli
strumenti scientifici, aver raccolto diversi chili di rocce lunari e
aver saltellato qua e là per un po’, i due astronauti sono tornati a
bordo del LEM, si sono riposati e preparati alla partenza. C’è stato
però un piccolo imprevisto che avrebbe potuto rivelarsi fatale. Il
pulsante che gli astronauti dovevano premere per farsi sparare nello
spazio era saltato via a causa della colluttazione con la mega tutona.
Per fortuna Buzz ha avuto una grande prontezza di riflessi, quindi ha
preso una matita e l’ha infilata nel buco lasciato dal pulsante facendo
partire la navicella spaziale in tempo. Buzz e Neil si sono ricongiunti a
Michael Collins in orbita lunare e sono tornati a casa sani e salvi.
Buzz è stato veramente forte, il secondo uomo ad atterrare sulla Luna e
un eroe della grande era spaziale! Buon compleanno Buzz! A presto!
Mega ciao! Proseguiamo il discorso cominciato un po’ di tempo fa
sulla scoperta delle galassie. Abbiamo visto che Harlow Shapley nel 1918
ha misurato il diametro della Via Lattea e ha determinato, studiando la
distribuzione degli ammassi globulari, che il Sistema Solare non si
trova al centro della nostra galassia. Tuttavia era convinto che le
cosiddette “nebulose a spirale” si trovassero all’interno della Via
Lattea. Gli eventi che portarono alla scoperta del fatto che molte
di queste nebulose erano in realtà altre galassie cominciarono nel 1917
quando l’astronomo George Ritchey scoprì una stella nova in NGC 6946.
Ritchey, famoso per aver coinventato il telescopio riflettore
Ritchey-Crétien, decise di andare a riguardare le vecchie lastre
fotografiche delle “nebulose” alla ricerca di eventi simili. Questa
ricerca lo portò a scoprire due novae esplose nella “nebulosa” di
Andromeda. L’annuncio di queste scoperte portò l’astronomo Heber Curtis
ad intraprendere una ricerca simile. Spulciando tra le vecchie lastre
fotografiche scoprì altre tre esplosioni stellari: una in NGC 4227 e due
in NGC 4321. Dallo studio delle supernovae S Andromedae e Z Centauri,
Curtis stabilì che doveva trattarsi di oggetti extragalattici. Dai dati
raccolti stabilì inoltre che la “nebulosa” di Andromeda doveva trovarsi a
circa 1 milione di anni luce di distanza e pertanto non poteva essere
una nebulosa, ma era un’altra galassia. Fantastico! Peccato che secondo
Shapley le deduzioni di Curtis fossero sbagliate. Questo diede vita al
Grande Dibattito sulla natura di questi oggetti. Chi aveva ragione e chi
torto? Lo scopriremo nella prossima puntata. A presto!
Mega ciao! Il ciclo “Schio Ultima Frontiera – terza edizione” si chiuderà il 13 novembre con il grande Professor Roberto Ragazzoni,
direttore dell’Osservatorio di Padova, docente di laboratorio di
astrofisica e uno dei boss della missione Cheops, che ci parlerà dei
problemi/disastri nella costruzione dei grandi telescopi in una
conferenza dal titolo “Telescopi e le loro alterne fortune”. Ci sarà da
divertirsi! A presto!